Comincio dal fondo, cioè dal voto favorevole all'indulto, per il quale ho già trovato, appena arrivata da Roma dopo la chiusura del Senato per le ferie estive, una ventina e più di messaggi di vituperi e insulti vari, ordini di votare contro, conto dei voti che ho perso votando a favore ecc. Molti mettono insieme tutte le mie malefatte, ma sono particolarmente inviperiti per l'indulto. È così, ho votato: la mia immagine è davvero quella di persona stravagante e degna solo di insulti (non sono ancora finiti quelli per le frecce tricolori, poi ci sono i molti per l'Afganistan e già appaiono quelli per l'indulto: per fortuna non mi sono mai regolata nel mio agire sulle opinioni altrui, però non è proprio piacevole essere definita da troia in qua o in là con tutti gli epiteti più pesanti e non è detto che i più pesanti risultino poi i più volgari: ci sono anche cancellazioni censure insinuazioni damnatio memoriae molto più amare, amen! a me passa presto e non mi deprimo). Comunque quelli che scrivono perché sono tra i e le reprobe che hanno votato per l'indulto, mi, ci accusano di avere votato per un “cestello” di reati che non piacciono: nemmeno a me piacciono, ma per l'indulto e l'amnistia è necessaria la maggioranza dei due terzi in ogni camera e nessuno ce l'ha da solo, perciò indulto e amnistia sono costituzionalmente previsti come non in proprietà di un solo schieramento, la composizione trasversale è costituzionalmente obbligata e penso sia giusto, altrimenti le varie categorie di reati sarebbero favorite a seconda della maggioranza in carica. Comunque affermo che voterei sempre a favore di qualsiasi proposta di attenuazione delle pene, dato che penso che le carceri siano strumenti inefficaci e crudeli e che fino a quando non saremo capaci di affrontare situazioni criminose come hanno fatto Sudafricani e Filippini, che sono stati in grado di gestire politicamente vendette e crimini facendoli diventare la base della pacificazione di conflitti sociali politici ed etnici duraturi e feroci, la nostra famosissima “civiltà giuridica” non sarà tanto lodevole.
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La rappresentazione del nostro elettorato dopo le prime vicende parlamentari non è rassicurante: so bene che quelli che scrivono insultano minacciano sono una minoranza e non cancellano quelli e quelle che ragionano, criticano, vogliono capire, esprimono dissenso o altra opinione e aiutano a capire e a capirsi, tuttavia la qualità e somiglianza del linguaggio indica un fatto culturale significativo, un imbarbarimento che certo non esclude candidati candidate ed eletti, ma si manifesta in modo preoccupante anche nella base. Credo sia un effetto della cultura giustizialista e vendicativa sulla quale era fondata la manovra “Mani pulite” che a me non è mai piaciuta, come scrissi subito su Avvenimenti. Di Pietro ha giocato moltissimo su questo tasto ed ha avuto l'appoggio anche di altri pezzi, di sinistra, e una eco molto ampia nella base.
Questo è uno di quei casi nei quali avere la responsabilità della rappresentanza diventa greve: bisogna imboccare strade impopolari. Va bene, lo si fa e non è una cosa eroica beninteso, nessuno chiede riconoscimenti perché fa solo quello che ritiene giusto. Però è preoccupante l'ondata vendicativa e punitiva che attraversa la base di sinistra.
Lidia Menapace