Regia: Ishiro Honda. Soggetto e Sceneggiatura: Shinichi Sekizawa. Interpreti: Tadao Takashima, Kenji Sahara, Yu Fujiki, Ichiro Arishma, Juan Azaki, Akihiko Hirata, Shoichi Hirose. Versione USA prodotta da John Beck e curata da Thomas Montgomery.
Il trionfo di King Kong circola da anni in Italia con il titolo King Kong contro Godzilla e spesso viene confuso con un titolo identico del 1969, girato da Noriaki Yuasa, che nell’originale giapponese si chiama Gamera tai daiakuju, perché è un film della serie Gamera e non c’entra niente con Godzilla. Il trionfo di King Kong in Giappone esce come Kingu Kongu tai Gojira ed è l’unico vero King Kong contro Godzilla, mentre il quinto film della serie Gamera (ribattezzato per l’occasione Grande King!) è una vera e propria truffa nei confronti dei ragazzini italiani, che amano molto di più Godzilla rispetto alla tartaruga gigante. Il film di Ishiro Honda vede per la terza volta il lucertolone preistorico in primo piano, dopo Godzilla (1954), sempre di Ishiro Honda, e Il re dei mostri (1955) di Motoyoshi Oda. Si tratta di un film per ragazzi, finalmente girato a colori (ma in quattro colori), senza la pretesa di fare horror fantastico, ma solo per dare al pubblico due ore di sano divertimento. Lo spunto per realizzare una battaglia senza esclusione di colpi tra il gigantesco scimmione e il mostro preistorico è la ricerca di una bacca dalle proprietà narcotiche che interessa un’azienda farmaceutica. King Kong viene adorato come divinità in un’isola tropicale, dove gli inviati della ditta lo catturano e lo trasportato in Giappone. Godzilla, intanto, si sveglia dall’ibernazione e si dirige verso il Giappone con lo scopo di vendicarsi e distruggere. La sede dello scontro finale senza esclusione di colpi è proprio l’isola nipponica, sconvolta da terremoti, timori di esplosioni nucleari e giganteschi mostri che combattono. La pellicola deriva da una vecchia idea di Willis O’ Brien che voleva impostare uno scontro tra titani all’interno di un progetto mai realizzato come King Kong contro Frankenstein.
Il trionfo di King Kong, rivisto oggi, risente del tempo passato, ma conserva un sapore genuino, lo spettatore non si sconvolge più di tanto vedendo modellini in miniatura e attori che indossano mascheroni per interpretare i mostri. Il cinema anni Sessanta - Settanta ha le sue regole, non ricorre alla stop motion, usa modellini, maschere, suggestioni da baraccone e mostri che non spaventano nessuno. Ishiro Honda sa girare ed è un maestro degli effetti speciali, la sceneggiatura lascia spazio a siparietti comici e momenti divertenti, inserisce due geniali inventori di un filo resistente che serve a trasportare King Kong appeso ad alcuni palloni. Resta da dire che in Italia abbiamo visto soltanto la versione USA, non l’originale di Ishiro Honda che non è mai arrivato. Le due pellicole non sono identiche, perché nel film statunitense si perdono alcuni momenti comici, ci sono inutili figure di raccordo come un giornalista televisivo (Michael Keith) e un paleontologo (Harry Holcombe) che parla di Godzilla come di un dinosauro dell’età della pietra. Viene inserita persino la sequenza di un terremoto, ma non è vero come dicono le leggende cinematografiche che sia stato modificato il finale, perché anche il film giapponese termina con la vittoria di King Kong.
Il trionfo di King Kong è una sorta di omaggio allo scimmione statunitense che dal 1932 continua ad affascinare le platee, ma il film non è eccezionale e non produce neppure gli incassi sperati dai produttori che puntavano sulla notorietà dei due mostri. La personalità di Godzilla è ancora incerta: non è un essere malvagio e vendicativo come nei primi due film, ma ancora non è il mostro buono dei successivi film per bambini. Proprio questo Godzilla dal carattere indefinito spiega la scarsa riuscita del film che in definitiva non si rivolge né a un pubblico adulto né di ragazzini.
In ogni caso, noi che l’avevamo visto per la prima volta nel 1968, al Cinema “Sempione” di Piombino, una sala di terza visione adesso scomparsa, l’abbiamo rivisto con molto piacere.
Gordiano Lupi