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ALESSANDRA CELLETTI / Chi mi darà le ali (recensione + intervista)
31 Luglio 2006
 

Alessandra è una musicista romana dagli studi classici con particolare riferimento ai musicisti francesi (Debussy, Ravel e Satie), ma con lo sguardo attento a captare le nuove idee provenienti da oltre oceano (Joplin, Glass) senza dimenticare di cogliere la propria ispirazione non appena se ne presenta l'occasione. E difatti in questo album la pianista è anche compositrice di una sequenza di temi ispirati, come racconta lei stessa nella breve intervista, dalla lettura del Salmo 55. Lascio alle parole di Alessandra, chi meglio di lei, spiegare il concepimento e le modalità della nascita di questo album. Quello che mi piace sottolineare è l'estrema cantabilità di ogni singolo brano, con un tema che ritorna subendo variazioni armoniche minime in un contesto di note reiterate ascendenti e discendenti che caratterizza l'intero album. Non si tratta certamente di musica sacra o ad essa ispirata, trovo invece delle similitudini, anche se solo concettuali, con il lavoro di Arvo Part di recupero del significato di spiritualità nella espressione musicale, idea molto lontana da qualsivoglia contaminazione con la religione, soprattutto se questa è fatta di dogmi e di regole anche musicali.

In questa nuova prospettiva la musica composta da Alessandra scorre come un fiume in piena, e pur trattandosi di un disco essenzialmente di piano solo, il suono assume un respiro orchestrale e la purissima bellezza dei temi conquista fin dal primo ascolto. Nella ispirazione e nella realizzazione, la pianista dimostra uno spirito autenticamente jazzistico, pur essendone molto lontana stilisticamente, e la scelta coraggiosa di autoprodursi conferisce poi a questo progetto un'aura speciale. L'artista è sola e consapevole di essere vincolata solo alla propria ispirazione. Il risultato è assolutamente splendido e io spero con le mie poche parole di essere riuscito ad incuriosire il potenziale ascoltatore di quanta magia è contenuta in questo album. Chi mi darà le ali e Incontri con l'anima di Roberto Cacciapaglia stazionano permanentemente nel mio lettore da diverse settimane...

 

 

Come nasce l'idea dell'album e quali sono le fonti ispirative?

«È un album nato di getto, quasi un'improvvisazione. Era poco prima di Natale di quest'anno. Mi sono seduta al pianoforte e le mie mani, senza nessuna mediazione intellettuale, si sono messe a suonare una melodia che mi sembrava racchiudere qualcosa di sacro... allora ho pensato di metterci delle parole... Così mi sono alzata dal pianoforte e sono andata davanti alla mia libreria. Quindi ho preso un libro a caso... Era un libro di racconti sul cui frontespizio c'era scritto “Chi mi darà ali di colomba per volare lontano e trovare riposo?” Questa frase mi sembrò perfetta per la mia melodia... Successivamente ho cercato di individuare da dove provenissero quelle parole e ho quindi scoperto che erano tratte dal Salmo 55. È così che ho deciso di dedicare un'intera composizione a quella preghiera... Tenevo il testo del Salmo sul leggio del piano. Leggevo ogni versetto e mi mettevo a suonare fino a quando trovavo le note che mi sembravano corrispondere al senso del testo che è complesso e alterna sentimenti di supplica, di rabbia, di nostalgia, di speranza... È stato molto bello e molto interessante cercare questa fusione. La composizione è quasi interamente affidata al solo pianoforte... L'unica frase cantata è proprio quella da cui è partito tutto e l'ho affidata alla voce di un bambino di nove anni, Giuseppe Atria. Ho pensato che una voce bianca potesse meglio esprimere quel desiderio di purezza e di libertà».

 

È evidente sia in “Chi mi darà le ali” che nel lavoro dedicato a Gurdjeff la componente spirituale. Che posto occupa, nella tua musica e quindi nella tua vita, la ricerca di spiritualità?

«La spiritualità fa parte in modo molto naturale del mio modo di essere. L'esercizio della mia vita non è stato tanto la ricerca di spiritualità quanto la ricerca della “terra”. Mi hanno sempre detto che sembro provenire da un altro mondo... E magari è vero! È da quando sono bambina che il mio sogno è quello di volare... appena compiuti diciotto anni ho preso anche un brevetto di pilota di aliante. La mia ricerca di spiritualità si confonde con un grande desiderio di libertà e di leggerezza. Anche di “silenzio”. Prima vivevo questa mia sensazione di “immaterialità” in modo conflittuale... quasi mi sentivo un po' fuori posto qui... La musica è stato sicuramente un valido aiuto per l'equilibrio e ora mi sembra di aver trovato una buona armonia, forse rinunciando a questo “dualismo” tra spirituale e materiale. Sono riuscita ad “atterrare” mantenendo un buon rapporto con “l'invisibile”... del resto anche l'aria è invisibile... e anche i suoni».

 

Quali sono gli autori contemporanei, a prescindere dalle etichette (classica, minimalismo, avanguardia, jazz, rock) che ascolti in prevalenza?

«Ascolto molta musica, ma vorrei ascoltarne ancora di più... ci sono così tante composizioni, così tanti autori che restano accantonati da qualche parte. Mi interessa qualsiasi genere di musica da quella antica a quella sperimentale, dal rock al pop all'ambient. Il jazz (lo devo ammettere) lo capisco poco, ma in alcuni casi mi affascina... Conosco bene la musica di Philip Glass: ho inciso un cd intitolato Metamorphosis interpretando sue composizioni pianistiche. E poi Erik Satie, il mio prediletto. Adoro Arvo Part per il fascino dei suoi silenzi... Ma, cambiando totalmente genere, mi piace moltissimo anche Nick Cave con le sue atmosfere dark e il giovane texano Micah P Hinson... Di recente ho scoperto un sito che forse tu già conosci... Myspace... lì ci puoi trovare di tutto. C'è solo il pericolo di perdersi in un universo di suoni...»

 

Quali sono gli ultimi album che stai ascoltando? Ce li puoi commentare brevemente?

«Premetto che mi piace ascoltare la musica dal disco... mi piace ancora andare al negozio, scegliere un cd... (magari come quando ero ragazzina lasciandomi attrarre dal disegno o dai colori della copertina...) tornare a casa e ascoltarlo con cura... Mi piace il rapporto fisico con il disco (vedi che in questo sono molto “materiale”). Ultimamente ho scoperto un autore che non conoscevo: Hector Zazou. Mi sembra di avere alcuni punti di contatto con la sua poetica e con il suo modo di portare avanti una ricerca musicale. Sto ascoltando alcuni suoi lavori e mi sembrano molto interessanti. In particolare sto subendo il fascino di un suo cd intitolato Lights in the dark: si tratta di una meravigliosa rilettura dei canti sacri del primo cattolicesimo, più o meno riconducibili all'anno Mille. È come se due occhi contemporanei e attenti scrutassero una musica antica e profonda portando alla luce delle atmosfere veramente affascinanti».

 

Hai già un prossimo progetto in lavorazione? E se no, cosa ti piacerebbe sperimentare?

«Chi mi darà le ali vorrei seguirlo ancora un po', prima di lasciarlo andare per la sua strada... È ancora “nuovo” e vorrei portare un pò in giro queste musiche con qualche concerto. Ho delle proposte dall'Inghilterra che spero di riuscire a concretizzare... Ma in realtà sto già anche lavorando al nuovo disco. Ci saranno delle mie nuove composizioni per pianoforte strutturate in brevi suite. Ancora una volta sono dei brani piuttosto meditativi, con melodie semplici. Quello che mi interessa è soprattutto l'atmosfera e il colore del suono. Ho anche già il titolo, ma per ora però è segreto».

 

Roberto Dell'Ava

 

www.alessandracelletti.com

www.kha.it/KhaIt.htm


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