Mi ha particolarmente colpito l'articolo “Così le industrie farmaceutiche ci vogliono malati… immaginari” pubblicato sul Quotidiano di Sicilia l'11/07/2006, nel quale vengono riportati i ritrovamenti di strette connessioni tra ricercatori scientifici nel campo medico, psichiatrico e case farmaceutiche.
«Lievi problemi di salute vengono dipinti come patologie gravi, con la complicità di gigantesche campagne pubblicitarie frutto di attente operazioni di marketing elaborate dalle grosse industrie farmaceutiche… Si possono fare montagne di soldi infatti, convincendo la gente sana che è malata», scrive l'autore dell'articolo.
Il modo in cui questo avviene concretamente merita particolare attenzione. Tratto dalle rivelazioni di un esperto newyorkese di pubblicità Vince Parry, nell’articolo si legge: «…le società farmaceutiche stimolano la creazione delle patologie mediche. A volte accendono i riflettori su malattie poco note, o anche inventano un nuovo nome una nuova definizione per vecchi disturbi.
«Promuovere esclusivamente le pillole sarebbe riduttivo. La vera propaganda , quindi la si fa direttamente 'sponsorizzando' disturbi e malattie. Come? Mettendo in campo eserciti di informatori, influenzando la ricerca scientifica, sponsorizzando importanti convegni medici, persino 'pilotando' le commissioni statali che aggiornano le definizioni delle malattie. Sono sempre più numerosi i casi di medici che redigono le direttive il cui nome compare sui libri paga dei produttori di farmaci».
Così mentre è stato stimato che negli USA «…un buon 60 per cento della ricerca e dello sviluppo biomedico riceve finanziamenti da fonti private. In prevalenza si tratta di case farmaceutiche. La percentuale sfiora il cento per cento nel settore degli antidepressivi: quasi tutti i test clinici di questi farmaci vengono finanziati dagli stessi produttori». Non solo, ancora più sconcertanti sono le percentuali per quanto riguarda Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), il testo utilizzato dagli psichiatri per le diagnosi dei disturbi mentali, «…più della metà degli esperti che ha redatto le definizioni, infatti ha legami finanziari con aziende nel settore farmaceutico».
Forse tutto ciò è stato reso possibile dalle modalità con le quali vengono diagnosticate le malattie nel campo della salute mentale.
Recenti contestazioni hanno messo in dubbio la validità delle diagnosi psichiatriche, in quanto non comprovate da prove scientifiche di laboratorio, come nel campo medico, basate solo su test e valutazioni soggettive dei sintomi. Alla luce di quanto sopra non deve più sorprenderci il proliferare di scoperte di nuove malattie, che leggiamo quasi quotidianamente sui media. Così quando ci viene detto che è stata scoperta l'esistenza del disturbo da shopping compulsivo, di disturbi di apprendimento, del disturbo della cioccolata (ne sono affetti persone che mangiano troppa cioccolata), che la percentuale di bambini depressi è stata sottostimata e che ora si aggira intorno al 10 per cento, che i “dislessici” (bambini che hanno difficoltà nella scrittura, nella lettura o nel fare i calcoli) dal 4% dell'anno scorso sono passati al 6%, che si sta studiando: lo stress da rapina (di cui sarebbero affetti gli impiegati di banca) ecc., quanta credibilità dobbiamo dare a queste scoperte? Nessuna!
Si incrementano i bilanci già miliardari delle case farmaceutiche, mettendo a repentaglio la salute e la sanità di milioni di persone. Quando grazie ad una intensa attività di “ricerca” per formulare nuove diagnosi e così triplicare le vendite di potenti psicofarmaci, con effetti collaterali che causano danni cerebrali irreversibili e in alcuni casi anche il suicidio, le case farmaceutiche «fatturano 20 miliardi di dollari» (come cita lo stesso articolo di cui sopra), non si sta festeggiando il successo delle vendite di azioni, vestiti o gioielli ma la morte della società.
Siamo di fronte ad una totale mancanza di responsabilità, di etica e onestà professionale, di onestà scientifica e questo riguarda tutte le persone coinvolte nella catena.
Quando si antepongono gli interessi economici alla salute dei cittadini e tra questi anche dei bambini, (è di qualche mese fa l'approvazione di prescrizione di Prozac ai bambini di otto anni), non ci si può non chiedere chi deve fare qualcosa per fermare tutto ciò? Ogni giorno veniamo aggiornati dai telegiornali degli sviluppi di calciopoli, mentre nessuna notizia viene data su fatti così allarmanti e di notevole portata per la salute della popolazione.
Ringrazio il giornale citato per averci fornito informazioni di così vitale importanza.
Prof.ssa Margherita Pellegrino