Dalla morte di Gustav Mahler sono passati cento anni e per celebrare questo anniversario l’Auditorium di Milano - che per altro si trova proprio in Largo Mahler - ha riproposto nel corso della scorsa stagione l’opera sinfonica completa del grande compositore austriaco di origine boema: Mahler, nato nel 1860 a Kalischt, nell’odierna Repubblica ceca, proveniva da una famiglia ebrea di lingua tedesca. Prima apprezzato direttore d’orchestra - a 37 anni diventò il direttore dell’imperialregia Opera di Vienna -, Mahler fu anche fertile compositore, ammirato non solo da “addetti ai lavori” quali Arnold Schönberg (benché, diversamente da lui, Mahler non abbia mai infranto il linguaggio tonale, pur spingendolo fino al limite delle possibilità) o Anton Webern, che diverse volte ne diresse le sinfonie, ma anche da letterati suoi contemporanei. Da Stefan Zweig, per esempio, che di Mahler tracciò un ritratto in cui sottolinea l’incoercibile furia creativa del musicista, dominata da un demone travolgente fino all’autodistruzione; o da Thomas Mann, che di Mahler attribuì alcuni tratti sia al protagonista di Morte a Venezia sia al pianista invasato Leverkühn al centro del romanzo Doktor Faustus.
Di Mahler vengono ora interpretati all’Auditorium di Milano - l’ultima replica sarà domenica 2 ottobre - alcuni Lieder tratti dal ciclo Des Knaben Wunderhorn [Il corno meraviglioso del fanciullo]. Con questo titolo, fra il 1805 e il 1808, i due poeti Clemens Brentano e Achim von Arnim pubblicarono una raccolta di liriche popolari in tre volumi, dove a canzoni d’amore e per bambini si affiancano canti di soldati e di vagabondi, abbracciando un arco di tempo che va dal medioevo al Settecento. Brentano e Arnim sono esponenti di spicco del romanticismo tedesco seriore, che ai valori universali dello spirito e alle speculazioni cosmico-mistiche alla Novalis del primo periodo, sostituì i concetti concreti di popolo e di nazione. Queste idee, che tanto avrebbero stimolato anche la fantasia del genio di Wagner, finirono poi purtroppo per degenerare, portando a una sostanziale identificazione fra popolo, germanesimo e razza, con tutte le conseguenze e le depravazioni di cui la storia del Novecento è stata teatro.
Ma, prima di queste mistificazioni, il romanticismo tedesco contribuì al crearsi di una coscienza nazionale proprio con il recupero di una cultura autoctona e originale che fosse alla portata di tutti. Frutto di questa ricerca di un’identità culturale nazionale è appunto l’antologia Des Knaben Wunderhorn, il cui pendant in prosa sono le Kinder- und Hausmärchen, da noi note come le Fiabe dei fratelli Grimm, il libro di lingua tedesca più noto al mondo. Nonostante le dichiarazioni degli autori, sia la raccolta di fiabe, sia quella di canzoni non nacquero tuttavia dalla semplice trascrizione di “autentici” e “ingenui” esempi di letteratura popolare, fino ad allora tramandati oralmente. In realtà i Grimm intervennero con i tocchi dell’esteta sui modelli a loro disposizione, e i due poeti Brentano e Arnim non solo “ritoccarono” gli originali, ma, in alcuni casi, diedero addirittura libero sfogo alla loro fantasia, inventando nuove canzoni o “completandole” con aggiunte autonome. Di là del grado più o meno importante di “falsificazione” dei testi, indubitabile è la freschezza che ancora emana dalle rime del Corno meraviglioso, di cui già Goethe aveva colto con lucido intuito la duplicità, ossia la capacità di accattivarsi il favore sia della gente semplice sia degli eruditi.
Da questa raccolta poetica Mahler trasse ispirazione per comporre negli anni novanta dell’Ottocento, fra la stesura della prima e della seconda sinfonia, un ciclo di Lieder per orchestra e voce sola, in parte riproposto all’Auditorium in questi giorni (insieme alla Terza Sinfonia di Čajkovskij) dalla cinese Zhang Xian, direttore musicale de laVerdi (Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi) e dal baritono Mathias Hausmann. L’interpreazione di strumenti e voce è coinvolgente e trascinante e alterna sapientemente momenti di ironia - come nel caso di Des Antonius von Padua Fischpredigt [La predica ai pesci di S. Antonio da Padova], dove ci si fa beffe della retorica e della sua sostanziale inutilità - a momenti di dolore - come nella vicenda narrata in Der Tambourgesell [Il tamburino] che viene appeso alla forca, o in quella dal titolo Revelge [Sveglia] che parla di un soldato che si avvia alla morte fra i cadaveri dei suoi compagni caduti. L’esibizione avvicenda alla leggerezza del sogno d’amore (per esempio in Rheinlegendchen [Piccola leggenda del Reno]) il mordace attacco alla spocchia degli incompetenti di Lob des hohen Verstandes [Lode dell’alto intelletto], con cui si chiude lo spettacolo. Questo giocoso Lied scelto come brano finale, dove, come nelle favole didattiche antiche ci sono animali parlanti che rappresentano tipi umani, un usignolo e un cuculo si sfidano in una prova di canto, eleggendo ad arbitro un asino; e quest’ultimo, nella sua insipienza, assegna la vittoria al cuculo. Giocando anche sul fonema “Ja”, che in tedesco corrisponde sia al suono del raglio sia alla particella affermativa, il Lied sbeffeggia quanti s’arrogano il diritto di criticare pur essendo impreparati a questo ruolo e finiscono per distribuire il successo non in base al merito, ma in base ai capricci della fortuna.
Illustrazioni
In allegato: I francobolli emessi dalla Repubblica d’Austria nel 1960 e nel 2010, in occasione rispettivamente del 100° e 150° anniversario della nascita Gustav Mahler (1860-1911).
In copertina: Nel 2010 anche la galleria del Belvedere di Vienna ha dedicato una mostra a Gustav Mahler, mostra che si è prolungata fino al febbraio di quest'anno, centenario dalla morte. Omaggio avvenuto attraverso i dipinti di un artista che fu testimone della sua epoca e delle sue opere: Max Oppenheimer. Al centro dell'esposizione vi è stato quel dipinto monumentale di Oppenheimer portato a compimento nel 1923 (Mahler era morto da 12 anni) intitolato “La sinfonia”.