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Francesca Odeh Blessing, Giovanni Maiolo. Briganti Migranti a Lamezia il 2 ottobre
30 Settembre 2011
 

Il verso di un uccello si leva nella pace di questo bosco calabro. Ad un orecchio inesperto sembrerebbe davvero un uccello, ma è un brigante che lancia il segnale: qualcuno sta arrivando.

Eravamo già pronti, questa è l’ora in cui le diligenze dei burocrati e dei politici della RRReGGione Calabria passano per andare nei palazzi del potere a proseguire coi loro intrallazzi e i loro sporchi giochi. La casta che tiene sotto scacco una regione silente ci ha veramente stancati! E quindi i Briganti Migranti, di ritorno da Teano, ora tentano l’assalto alle diligenze dei fetenti “lorsignori”.

Il verso che annuncia l’arrivo di qualcuno si ripete. Adesso non c’è dubbio, pronti all’assalto. Aspettiamo, la tensione sale, i nervi si tendono, stavolta non ci sfuggiranno, dovranno restituire alla società parte del maltolto. Aspettiamo ancora, ma non sentiamo rumori estranei. È strano… finalmente un fischiettare. Ma anche questo è strano, i signori del Palazzo sono grigi come il palazzo, non fischiettano allegramente. Maledizione! È un falso allarme. È solo Peppe Trimarchi che va in cerca di funghi. Ma ne ha trovato solo pochi insieme a qualche asparago.

È ora di pranzo. Peppe tira fuori i suoi funghi e gli asparagi. Io, che sono appena arrivato dalla Marina dove mi diverto a pescare, ho un paio di seppioline. Ognuno cucina il suo. Poi, ci guardiamo e ci diciamo: “Perché non uniamo il tutto?”. Il risultato è stato uno splendido risotto mare e monti.

È un po’ quello che crediamo dovrebbero fare i mille rivoli della sinistra immaginaria e indefinita, smettere di guardare alla propria (inutile) pozzanghera, ed unirsi per tornare ad essere fiume che possa nel suo corso conquistare diritti e travolgere le barriere create da una politica che ci vuole solo spettatori e non attori.

Poi dopo pranzo abbiamo avuto voglia di fare l’amore, ma eravamo anche un po’ stanchi di farlo sempre tra di noi, la fantasia si stava esaurendo. Poi abbiamo visto che c’era un altro gruppo di briganti chiamati Clandestini e abbiamo pensato di unirci a loro. È stato bellissimo. Ci hanno insegnato cose che noi briganti non potevamo neanche immaginare.

E così dovrebbe fare la sinistra: basta sterili masturbazioni, facciamo un’orgia di idee. Non i Bunga Bunga, quelli li fa il Potere, a noi non piace pagare gli altri per fare sesso, quello è un atto di dominio e sottomettendo gli altri a noi non ci viene duro. Noi facciamo l’amore per ricevere ma anche per dare piacere. È uno scambio di piaceri, non vogliamo piacere in cambio di denaro, che poi nemmeno ce l’abbiamo, il denaro.

Poi ad un certo punto ho avuto un’idea e ho detto: “Briganti, ho un’idea meravigliosa, facciamo così!”. Ma gli altri Briganti mi hanno risposto: “Se tu hai un’idea non la devi imporre, la devi condividere”. Loro hanno preso la mia idea meravigliosa e l’hanno girata e rigirata nelle discussioni intorno al fuoco, l’hanno discussa ed arricchita e quando mi è tornata indietro questa idea meravigliosa era ancora più meravigliosa e mi hanno detto: “Ecco, adesso questa non è più solo la tua idea ma è un’idea migliore perché è la nostra idea. Realizziamola”.

Allora ho compreso che non serve qualcuno che si impone, che comanda, che non servono capi, che i leader sono necessari solo ad una massa di capre incapace di pensare e che ha bisogno di sentirsi dire cosa deve fare e cosa è giusto o sbagliato. I Briganti mi hanno insegnato che è meglio la partecipazione attiva.

Poi, alle luci dell’alba, nei nostri rifugi è arrivata la mattiniera briganta Adelaide (qualcuno dice brigantessa, noi preferiamo briganta) dicendo che dalle sue parti, a Lamezia, si era sparsa voce di un’assemblea organizzata da gente che aveva capito le stesse cose che avevamo appreso noi e per questo alcuni di noi hanno deciso di andare a Lamezia il 2 ottobre, per parlare con questa gente ma soprattutto per ascoltarla.

E ha deciso di venire con noi la briganta nigeriana Blessing (nome brigantesco Francesca), nonostante rischi quella che qualcuno chiama clandestinità, che è una cosa terribile, eppure qualche psicopatico uscito da chissà quale leggenda celtica ha deciso che alcune persone non sono persone ma clandestini, alieni di un altro colore. Ma noi briganti amiamo la fantascienza classica e lì gli alieni hanno un solo colore, sono verdi. Per noi le camicie verdi sono clandestini dell’umanità perché non hanno capito che siamo tutti esseri umani e che Francesca non è un’aliena, anche se loro le hanno negato una cosa che si chiama permesso di soggiorno.

Non è come quando noi briganti fermiamo le carrozze dei burocrati e dei politici regionali corrotti e gli facciamo pagare una tassa per attraversare i nostri boschi e poi diamo quel denaro alle popolazioni. Questi si sono proprio inventati un permesso del tipo che se non ce l’hai ti rinchiudono in cella, privando le persone della libertà che è una delle cose più importanti della vita. E quindi vorrebbero che Francesca, colpevole di non avere questo permesso di soggiorno, andasse in cella. C’è un giudice a Catanzaro che deciderà se potrà restare libera o se dovrà andare in prigione e poi venire espulsa e rispedita dove potrebbero ucciderla.

Noi briganti non siamo dei santi, ogni tanto facciamo i cattivi, ma questi verdi e i signori che governano il feudo Italia che si sono inventati queste leggi infami, in bastardaggine ci battono alla grande! Noi non saremmo mai riusciti nemmeno a concepire una cattiveria del genere…

Chiediamo al giudice di Catanzaro di fare valere la legge umana, quella che riconosce il diritto ad ogni persona di vivere in libertà se non commette crimini. In caso contrario disobbediremo (ai briganti viene abbastanza naturale a dire il vero) e non consegneremo all’inGiustizia Francesca e tutti quelli come lei, ma li nasconderemo nei boschi, abiteranno i nostro rifugi, ci renderemo complici di un crimine, se è un crimine difendere la libertà di persone innocenti.

Viviamo una realtà triste, i paesi sono mercati, le città imprese e i popoli consumatori. Viviamo uno stato di eccezione permanente, dove il capitale fa di tutto per eliminare i nemici lungo il cammino: quelli che lottano per un altro modo di vivere. Ma anche quelli, inutili per la macchina mercantilista, che non hanno potere d’acquisto.

I Migranti marciano per una vita migliore, i Briganti pure. Ci siamo rotti di dormire nelle stazioni al freddo. Ci siamo rotti di farci rimandare in Libia dai torturatori. Ci siamo rotti di vedere morire i nostri fratelli e sorelle in mare. Ci siamo rotti di friggere patatine in grassi animali nei fast food. Ci siamo rotti di rompere l’anima alla gente provando a vendergli qualsiasi cosa al telefono da squallidi call center. Ci siamo rotti dei signori che ti fanno i “favori”. Il favore gliel’abbiamo fatto noi fino ad oggi perché non li abbiamo presi a calci sulle loro chiappe abituate alle poltrone. Ci siamo rotti di questa precarietà esistenziale. Ci siamo rotti di sentire fare discorsi sui “giovani” da vecchi e giovani di età ma vecchi e morti dentro. Tonino Perna e Mimmo Rizzuti non sono nostri coetanei, hanno un po’ di anni in più. Ma quando parliamo con loro ci capiamo, usiamo lo stesso linguaggio. Non è questione di età anagrafica, ma di passione e di approccio alla vita. Loro sono molto più giovani di troppi ventenni rincoglioniti che pendono dalle labbra di leader carismatici o che si estraniano davanti ad uno schermo che ti fa il lavaggio del cervello, gestito dai potenti del mondo.

Ci siamo rotti. E vogliamo che venga il nostro turno di rompere. Ora vogliamo farci sentire.

Ci vediamo a Lamezia, per guardarci in faccia, fratelli e sorelle dell’Altra Italia.

 

Dalle marine e le montagne del sud-est Calabria,

i Briganti Migranti:

Francesca Odeh Blessing e Giovanni Maiolo

(da Durito.it, 30 settembre 2011)


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