Il cerchio si è chiuso. Una nuova strada si apre. Dalla conquista della leggendaria Insalatiera in Cile, battendo la squadra sudamericana allora capitanata da Jaime Fillol, alla vittoria contro la stessa nazionale andina che ci ha riportato nel Gruppo Mondiale 2012 della Coppa Davis, la serie A del tennis; da Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli a Fognini, Bolelli, Starace e Bracciali: missione compiuta. Intanto il Paese che fu ed è di Pablo Neruda e Salvador Allende è passato da un regime di tortura e oppressione alla democrazia. Immense polemiche suscitò nel 1976 la scelta di andare a giocare a Santiago, nei tragici momenti e sotto le cupe ombre della dittatura di Pinochet. Si discusse molto e aspramente: era lecito andare a giocare in Cile, legittimando quel sanguinario apparato di potere e repressione? L'Italia giocò anche in rosso, Adriano Panatta era un ragazzo del popolo, al Cile di Pinochet venne strappato quel trofeo di cui avrebbe altrimenti menato gran vanto. Rimane il fatto che allora quella trasferta si configurò come un vulnus alla sensibilità e all'immaginario collettivo dell'umanità libera. Difficile non mescolare gli elementi dello sport con quelli della storia e della politica, a meno che non si voglia considerare lo sport avulso dalla realtà. Anche se lo sport è per certi versi un'oasi di pace, extraterritorialità... Si potrebbe andare avanti a oltranza con teorie e opinioni. Resta la Storia.
L'abbiam presa larga. In realtà volevo parlare de Il grande libro del tennis italiano di Paolo Andrea Caldarera (Acco Editore, pp. 310, euro 49). Cento anni di tennis italiano scorrono nelle pagine di questo magnifico volume, che non trascura alcunché: storia e storie, aneddoti, statistiche, ritratti di campioni e campionesse, con un apparato fotografico di tutto rispetto e tante preziose e rare immagini (fantastica quella che ritrae il campionissimo della racchetta Bill Tilden con il fuoriclasse della settima arte Charlie Chaplin).
I capitoli: La nascita del tennis in Italia; I grandi campioni italiani; L'Italia e la Coppa Davis; L'Italia e la Fed Cup; I Campionati Internazionali d'Italia; Gli Assoluti; Le grandi campionesse italiane; I grandi circoli; il Who is who del tennis italiano.
Dai dioscuri Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola, immensi, a Francesca Schiavone, manifesto e trionfo della volontà (una vittoria e una finale al Roland Garros); dal barone Hubert de Morpurgo, pioniere, elegante e umbratile, colto e imprevedibile, nei primi dieci del mondo (il primo italiano a riuscirvi) fra il 1928 e il 1930, a Fausto Gardini; da Cristiano Caratti a Lea Pericoli e Flavia Pennetta: una sfilata di superbi/e atleti/e.
Affascinante anche il racconto dell'avventura italiana in Davis, durante la quale i nostri si sono incrociati con il gotha del tennis planetario: basti pensare a Rod Laver, Manolo Santana, Emerson, Fraser. Sono narrate nell'opera anche le zone grigie, la retrocessione in B, l'odissea per risalire. Ora, finalmente, il tennis italiano è ritornato nella sua Itaca per sognare nuovi viaggi. Così come la fantasia dell'appassionato si accende grazie all'imperdibile libro di Paolo Andrea Caldarera.
Alberto Figliolia