Dal Musée d'Orsay, dall'Orangerie di Parigi al Trentino, dalla ville lumière a Rovereto, in Trentino. E non paia una limitazione, poiché la città nella Vallagarina attraversata dall'Adige è molto bella, potendo vantare un centro storico delizioso, un percorso segnato da palazzi storici, dove soggiornò Johann Wolfgang Goethe nel suo celeberrimo Italienische Reise (Viaggio in Italia) e per il quale passò Wolfgang Amadeus Mozart nel suo altrettanto famoso itinerario italiano. Inoltre a Rovereto c'è un polo museale di eccezionale importanza, quale è il Mart (acronimo che sta per Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto), capace con la sua organizzazione di allestire, oltre alle collezioni permanenti, mostre di valore internazionale. Proprio il caso dell'ultima inaugurata sabato 17 settembre (aperta fino all'8 gennaio 2012) e dedicata a Gino Severini (Cortona 1883 – Parigi 1966).
L'opera di Gino Severini si è esplicata attraversando le più varie fasi e movimenti, di cui è stato eccellente interprete: divisionismo, futurismo, cubismo, il ritorno al classico, esplorando ogni potenzialità, creando originali sintesi e tracciando nuove strade.
La presente esposizione si configura come oltremodo ricca ponendo alla vista decine e decine di lavori che evidenziano gli innumerevoli, talora imprevedibili, sentieri battuti dalla ricerca artistica, con punti d'arrivo, novelle fughe e riapprodi, di Severini, finissimo teorico peraltro e abile a dialogare con ogni intelligenza dell'epoca, come ben dimostra il carteggio con il filosofo Jacques Maritain, quarant'anni di corrispondenza attraverso la Francia e la Svizzera, l'Italia e gli Stati Uniti. I due avevano avviato un intimo e fecondo dialogo culturale, una profonda riflessione sulla storia e sulle cose e necessità del mondo, sull'arte sacra, non trascurando il racconto della vita privata, traversie familiari comprese. Tale epistolario è stato dal Mart pubblicato in volume, nella collana Documenti, importantissimo pendant alla mostra.
Severini si trasferì a Roma nel 1899, giovanissimo. Nella capitale incontrò Umberto Boccioni e Giacomo Balla dal quale apprese «la lezione del divisionismo italiano. Caratterizzata da una particolare attenzione per gli effetti luminosi». La pennellata, rispetto a quella dei colleghi francesi, era però più «libera e filamentosa reintroducendo lo studio del chiaroscuro e dei contrasti luce-ombra». Meraviglioso è il dipinto Al solco (1903-1904, olio su tela, 89,9 x 190 cm), un contadino con bue e aratro, fra vigne e aride zolle di terra, così come il Tramonto con due covoni (1905, pastello su cartone, 49 x 47 cm), dove non sai se la sera con le ombre incombenti è serena o minaccia.
Nel 1906 il poco più che ventenne Gino si ritrovò nelle scintillanti strade di Parigi cominciando qui a confrontarsi con il neoimpressionismo di Georges Seurat. Printemps a Montmartre (1909, olio su tela, 72 x 60 cm), Le marchand d'oublies (Avenue Trudaine) (1908, olio su tela, 59 x 72 cm) e i vari ritratti sono già nel marchio del genio.
Ma principia la stagione futurista, che nel caso di Severini è un magico e felicemente caotico affastellarsi di situazioni e colori, dal Souvenir de Voyage (1911 circa, olio su tela, 80,5 per 99,5 cm) a Le boulevard (1911, olio su tela, 63,5 x 91,5 cm), con esiti meno estremi per quanto riguarda l'astrazione e la concettualizzazione, nei quali dimora una sorta di fiabesca magia e il dinamismo dell'esistere e la panica crudeltà della joie de vivre vengono stemperati da una sorta di malinconia, da un senso dell'immanente e permanente caducità. È tuttavia il tempo delle sperimentazioni, delle forme di danzatrici dal movimento vorticoso, linee e curve di vertigini, ritratti scomposti e da ricomporre, tram in corsa, stazioni e treni.
Magnifica la serie di oli sulla guerra: Canon en action (Mots en liberté et formes) (1914-1915, 50 x 61 cm); Train blindé en action (1915, 115,8 x 88,5 cm); Lanciers italiens au galop (1915, 50 x 65 cm). Inconsapevolmente forse ma indubitabilmente, al di là della ricerca formale, questi quadri fanno trapelare il bieco segreto dell'orrore della guerra: dalla dimensione eroica, dalla sola igiene del mondo, al massacro, il passo è breve, che si paleserà nel sangue versato dai popoli. Non lo vedi in quei colori e in quelle forme ma lo senti, un brivido che si trasmette.
Segue, nella vita dell'artista, il momento cubista, con delle nature morte di splendida fattura e costruzione e, infine, la riscoperta del classico. «Severini, tra il 1919 e il 1920, inserisce le maschere della propria produzione, con dettagli realistici e volumetrici. Nel 1921, tramite il mercante Léonce Rosenberg, gli viene commissionata una decorazione murale per il castello di Sir George Sitwell, a Montegufoni: è l'occasione di un ritorno alle origini con una pittura che si avvicina al Quattrocento toscano e con l'adozione dell'antica tecnica dell'affresco. Tra il 1924 e il 1928, l'artista abbina un'astrazione sempre più decorativa a un richiamo al realismo, pur conservando il tema della natura morta e della Commedia dell'Arte. Gli affreschi realizzati alla fine degli anni Venti per la casa di Rosenberg, in cui il pittore colloca i personaggi in uno scenario di rovine antiche, ribadiscono la fascinazione di Severini per la pittura classicista. Nel 1930, Severini progetta delle decorazioni a mosaico per le chiese del cantone di Friburgo, in Svizzera. Nel corso della lavorazione di queste opere, l'artista frequenta i maestri mosaicisti di Ravenna e inizia ad appassionarsi a questa tecnica».
È, ora, una sfilata di dipinti di maestria assoluta ad accompagnarci, una teoria di suggestioni infinite: il Pierrot napolitano (1923, olio su tela, 65 x 46 cm); la Maternità (1916, olio su tela, 92 x 65 cm), una vera icona della storia dell'arte novecentesca, perfetta rappresentazione del topos, del modello; l'altra Maternità (Jeanne et Gina) (1920, tempera alla caseina su tela, 92 x 60 cm), una scena che si muove fra rinascimentale e avanguardia, ancor più manifesta grazie al riquadro della finestra con i monti sullo sfondo, campi coltivati, case, alberi e nubi, un paesaggio quasi atemporale, in cui madre e figlia sono sia volumi di persone fisiche sia archetipi; La femme à la mandoline (1923, olio su tela, 91 x 59 cm); La famiglia del povero Pulcinella (La famille de pauvre Pierrot) (1923, olio su tela, 101 x 65,5 cm); Les joueurs de carte (1924, olio su tavola, 75 x 100 cm); i bizzarri e, nel contempo, armoniosi Le démon du jeu (1928-1929, olio su tela, 160 x 66 cm), L'equilibriste (Maschere e rovine) (1928-1929, olio su tela, 160 x 145 cm) e Le coup de foudre (Les furberies d'Arlequin) (1928-1929, olio su tela, 160 per 66 cm), un trittico di surreali commistioni, fra rovine classiche, archi e colonne, le mani gigantesche, sproporzionate, delle figure, gli squarci di cielo spaesanti al punto da non comprendere se sia invece la realtà uno squarcio nell'assurdo tessuto del cosmo.
E ancora ritratti, nature morte, uno splendido Paradiso terrestre (1937 circa, olio e tempera su tavola, 162 x 260 cm)... in un giorno che sembra notte, ma potrebbe essere vero il contrario, tutte le creature si muovono all'unisono, in armonia, l'uomo, nudo, sta in un angolo in basso, a destra, una parte del tutto, uno fra tanti, spogliato della prevaricante centralità autoattribuita, il leone accovacciato ai suoi piedi (ma non è segno di sottomissione), cobra, pesci, capre, coccodrilli, uccelli, elefanti, asini, giraffe, ogni sorta di esseri. È la straordinaria varietà della vita a trionfare. Un quadro simbolo, nell'arcobaleno esistenziale del grande, grandissimo Gino Severini.
Alberto Figliolia
Gino Severini 1883-1966, a cura di Gabriella Belli e Daniela Fonti (coproduzione del Mart e del Musée d'Orsay et de l'Orangerie, Parigi). 17/09/2011 – 08/01/2012, Mart Rovereto, corso Bettini 43, Rovereto-TN. Mar-dom 10-18, ven 10-21, lunedì chiuso. Info e prenotazioni: numero verde 800 397760, tel. +39 0464 438887; info@mart.trento.it, infogruppi@mart.trento.it, www.mart.trento.it.
Catalogo della mostra Silvana Editoriale, Milano, a cura di Gabriella Belli e Daniela Fonti.