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Vincenzo Donvito. Test antidroga per insegnanti. Le proposte inutili, solo per fare bella figura...
21 Settembre 2011
 

L'Assessore all'educazione del Comune di Firenze, Rosa Maria Di Giorgi (foto), ha proposto che insegnanti ed educatori siano sottoposti a test antidroga e anti-alcool prima di essere assunti. La proposta è successiva al ritrovamento, nel bagno di una scuola fiorentina, di una educatrice tossicodipendente colta da malore dopo essersi iniettata una dose di eroina.

La logica dell'assessore sembra tornare: questi test sono previsti per autisti e chi guida navi ed aerei, perché non altrettanto per chi ha a che fare con i bambini?

Per l'appunto “sembra tornare”. Il caso specifico è decisamente raro, e se la tossicodipendente avesse avuto un'adeguata assistenza da parte della struttura sanitaria, come nel caso di chi soffre di qualsiasi altra malattia, nessuno se ne sarebbe accorto, la stessa non avrebbe rischiato la vita, e il caso non sarebbe stato occasione della proposta dell'assessore. Questo per dire che la specifica malattia può essere considerata motivo di esclusione dal mondo del lavoro solo in casi particolari, ovvero quando interferisce con le proprie mansioni. E come tutte le malattie, se non curate o quantomeno gestite, non possono che portare a risvolti drammatici. Anche la tossicodipendenza, come tutte le dipendenze (tabacco, gioco d'azzardo, alcool), non necessariamente crea problemi sul lavoro. Passare dall'isolato caso di cronaca alla generalizzazione è, a nostro avviso, pericoloso per la libertà degli individui, dei lavoratori e degli insegnanti. Un esempio: se un bravissimo insegnante si fa uno spinello ogni tanto il fine settimana, dovrebbe essere motivo per impedirgli di svolgere la sua professione? E che dire a quegli insegnanti che, non risultati positivi al test anti-alcool, sono comunque bevitori problematici?

La questione è più semplice di quanto possa apparire e si può trovare una soluzione che non limiti la libertà degli individui e dei lavoratori e non metta in pericolo l'educazione dei bambini. Un'educazione che, comunque, non potrà mai essere esente dal venire a contatto coi problemi della nostra società, tossicodipendenza inclusa: far firmare agli insegnanti un'autodichiarazione di non tossicodipendenza, rendendoli consapevoli che dichiarare il falso è reato. Così non avremmo persone bandite dal lavoro perché, fumato uno spinello una settimana prima, mostrano positività al test.

Un po' di buon senso fa sempre bene a chi intende “salvare” i bambini solo mostrando i muscoli dell'apparato repressivo dello Stato. Con la conseguenza che si finisce per peggiorare una situazione già di per sé difficile solo perché non si vuole considerare la tossicodipendenza un problema sanitario, abbandonandola a questione giudiziaria.

 

Vincenzo Donvito, presidente Aduc


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