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È arrivato il momento della Primavera cubana? 
Yoani Sánchez agli arresti domiciliari. Fermati almeno 20 dissidenti per bloccare la marcia “Boytel e Zapata vivono”
16 Settembre 2011
 

La Primavera Araba sta coinvolgendo molti paesi alla ricerca di libertà, ma secondo alcuni commentatori anche Cuba potrebbe aggiungersi alla rivolta. Il giornalista statunitense Nick Miroff, corrispondente dall’Avana della rivista digitale Globalpost, sottolinea il fatto che alcuni attivisti antigovernativi abbiano dato vita a manifestazioni nella capitale e in diverse città orientali. Miroff si chiede se certe proteste messe in scena da piccoli gruppi di oppositori che gridano slogan contro i fratelli Castro, subito represse dalla polizia, saranno in grado di scatenare un autunno caldo sull’Isola. Il giornalista statunitense è ottimista: «Gli attivisti cubani mettono a dura prova la tolleranza di Raúl Castro di fronte alle proteste e Twitter potrà diffondere le opinioni antigovernative come è accaduto in Medio Oriente».

Cuba è un paese con indice di connessione molto basso. Forse è proprio questo il motivo per cui sino a oggi i disordini e le proteste sono state limitate. Le autorità cubane sono preoccupate, come dimostrano le aggressioni nei confronti dei dissidenti per intimidire il resto della popolazione, perché non si unisca alle dimostrazioni pro democrazia. A Cuba non si raggiungono gli eccessi del mondo arabo, la polizia non si sogna neppure di sparare sui dissidenti, ma la Sicurezza di Stato coordina meeting di ripudio e aggressioni organizzate nei confronti dei cosiddetti controrivoluzionari. I cubani che protestano in pubblico vengono arrestati, anche se di solito vengono messi in libertà dopo poche ore. L’asfittica economia cubana è un altro elemento che può scatenare scontento popolare e reazioni simili a quelle del 1990, negli anni della crisi dopo la caduta del blocco socialista europeo. Internet per tutti è ancora un sogno, perché il cavo sottomarino tra Venezuela e Cuba, annunciato con clamore, che avrebbe dovuto ampliare la capacità di connessione è ancora lontano da diventare realtà. I dissidenti affermano che le autorità cubane hanno paura del cambiamento che può provocare il libero accesso a Internet della popolazione.

Una notizia giunta da poche ore induce a preoccupazione. Yoani Sánchez scrive sul suo spazio Twitter di trovarsi agli arresti domiciliari. La situazione può farsi preoccupante.

 

 

Arrestati 20 dissidenti per bloccare marcia di protesta

 

La polizia ha arrestato oltre 20 dissidenti cubani che stavano cercando di partecipare a una protesta originale: una marcia che si propone di percorrere l'Isola da Oriente a Occidente, denominata Boytel e Zapata vivono”.

Tra i fermati, oltre ad Angel Moya, liberato quest'anno dopo aver scontato 8 anni di carcere, e Guillermo Fariñas, Premio Sachjarov 2010 per i diritti umani, ci sarebbero anche cinque donne. Gli arresti sono avvenuti a Santa Clara e a Mella, nei pressi di Santiago.

In ogni caso questi arresti - tecnicamente fermi di polizia per pericolosità sociale - durano alcune ore o pochi giorni, il tempo necessario per impedire le proteste e le manifestazioni organizzate. In questo caso i dissidenti cercavano di dare vita a una marcia che percorresse l'Isola da Oriente a Occidente, per ricordare la famosa offensiva messa in atto nel secolo XIX dai cubani contro la dominazione spagnola. La polizia ha bloccato sul nascere l'idea.

«Si è trattato di detenzioni arbitrarie. Niente di nuovo sotto il sole. In questo mese dobbiamo registrare oltre 200 arresti di questo tipo, che hanno avuto il solo scopo di impedire pacifiche manifestazioni di protesta. Una cifra altissima, la più alta da quando Raul Castro è al potere», ha detto Elizardo Sánchez Santa Cruz, presidente della non governativa Commissione per i Diritti Umani.

La marcia doveva avere inizio l'8 settembre a Guantánamo, per terminare all'Avana, ma la polizia ha compiuto retate a Guantánamo, Palma Soriano, Holguín, Bayamo e Las Tunas, impedendone l'organizzazione nella zona orientale dell'Isola. Adesso ogni dissidente cercherà di organizzare una marcia nel paese in cui vive per chiedere al governo il rispetto degli accordi internazionali sui diritti umani, la fine della repressione dei dissidenti pacifici, la liberazione di tutti i prigionieri politici e la cancellazione delle leggi che penalizzano la dissidenza.

 

Gordiano Lupi

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