Incuriosito dalla rottura tra Marchionne e il sindacato americano dei lavoratori dell'auto sul rinnovo del contratto Chrysler, mi sono collegato al sito del New York Times, fonte della notizia ripresa dalle testate italiane. Con sorpresa, al centro dello schermo come servizio di apertura, campeggiava un altro articolo riguardante sempre il nostro paese: “L'Italia austera? Controlla il traffico”.
Si tratta di un reportage dal borgo siciliano di Comitini, che su una popolazione di 940 abitanti ha 64 dipendenti comunali, fra cui 8 ausiliari del traffico con un fisso mensile di 800 Euro per 20 ore di lavoro settimanali (ad essi si riferisce il titolo dell'articolo). Nel pezzo, che pare scritto da un nostro fan dell'antipolitica, si vanificano gli effetti sul debito pubblico dell'ultima manovra economica, denunciando con stile ironicamente lapidario i mali di una società corrotta. Sembra di leggere uno di quegli studi antropologici sull'Italia degli anni '50 e '60, che gli studiosi americani realizzavano per conto del loro Governo e delle loro industrie. Il nostro paese ne usciva con le ossa rotte, bocciato in materia di cultura civica e trafitto da concetti di piombo come “clientela”, “parentela” e “familismo amorale”.
È passato oltre mezzo secolo e la percezione che negli U.S.A. hanno di noi non sembra diversa, come si desume dalla seguente frase estrapolata dall'articolo: “ancora oggi il concetto è: io riconosco lo Stato se questo dà benefici alla mia persona, famiglia, attività economica”. Di certo la giornalista ha cercato una facile presa su lettori che ancora identificano l'Italia con Corleone, inoltre generalizzare le impressioni di mezza giornata trascorsa in un paesino rurale non è così professionale. Tuttavia mi chiedo quanto di vero ci sia in questo stereotipo e, in sincerità, ho paura della risposta che potrei darmi.
Marco Lombardi