Il governo cubano ha negato il visto giornalistico al corrispondente di France Press, Juan Castro Olivera. Si tratta di un nuovo gesto che segna un aumento dei controlli e delle intimidazioni nei confronti della stampa straniera. Come sempre accade in questi casi non sono stati spiegati i motivi del rifiuto, ma è ormai una regola che i giornalisti stranieri debbano subire controlli e repressioni da parte del governo cubano.
Il corrispondente de El País, Mauricio Vicent, da oltre vent’anni all’Avana, si è visto negare il rinnovo dell’accredito stampa dal Centro de Prensa Internacional (CPI), del Ministero dei Rapporti con l’Estero. Cuba utilizza da tempo gli accrediti del CPI come un mezzo di pressione per mantenere il controllo sui giornalisti. Vicent è sposato con una cubana e può continuare a vivere a Cuba, ma non può pubblicare nessuna informazione, perché non è accreditato dal governo come giornalista. I funzionari del CPI sostengono che i reportage di Vicent danno “un’immagine parziale e negativa” di Cuba, mentre per quel che riguarda Castro Olivera, il rifiuto di accredito pare dovuto a un precedente lavoro a Miami.
Il governo cubano si è mostrato infastidito per gli articoli della stampa straniera sulle Dame in Bianco, sulla morte di Zapata Tamayo, su Yoani Sánchez e sulle recenti proteste di piazza.
Raúl Castro aveva già ritirato gli accrediti a due giornalisti stranieri: Gary Marx, del Chicago Tribune, César González-Calero, del periodico messicano El Universal. Alcuni giornalisti stranieri accreditati all’Avana in privato riconoscono che sono costretti a pesare bene le parole quando scrivono, per evitare di infastidire il CPI, ma aggiungono che è un comportamento dovuto, se vogliono continuare a far uscire qualche notizia dall’isola. Un vero e proprio lavoro di equilibrismo, per barcamenarsi tra la verità effettiva e le cose che si possono dire per non avere problemi.
El País scrive in un editoriale che Cuba, non rinnovando l’autorizzazione a Vincent, si è messa sullo stesso piano dell’Iran che ha espulso Angeles Espinosa, corrispondente da Teheran.
«Quando un regime politico percepisce la verità come una minaccia è perché le menzogne sulle quali basa il suo potere hanno i giorni contati», conclude l’editoriale de El País.
Gordiano Lupi
Vignette di Garrincha (El Nuevo Herald):
1) Un prete parla al microfono: – Il governo ha detto che non ha niente a che vedere con le aggressioni.
Sullo sfondo un membro della Sicurezza di Stato impugna un manganello.
2) Muore Ministro Cubano delle Forze Armate
– Difficile trovare un altro ragazzo fidato così giovane.
– Difficile.