Gli Zèrbet sono una formazione di Talamona (So) nota tra gli appassionati per il cantato in dialetto locale, per i testi sur/reali e le metriche alla De Andrè. Già ascoltati sulle frequenze di Radio1 Rai nella trasmissione “Demo”, hanno all’attivo una album omonimo autoprodotto (2002) ed attualmente in fase creativa…
Ciao, Luciano. Parlaci di questo progetto musicale.
«Zèrbet nasce nel 1999 dall'incontro casuale tra me e Athos, autore di testi surreali e intimistici. Con lo scopo di autoprodurre un lavoro musicalmente personale unendo il dialetto in modo diverso».
Come definireste la vostra musica?
«Misceliamo molti stili musicali, dove si possono sentire echi di Waits, Bregovic, Manu Chao. Dando vita ad una specie di folk moderno disincantato».
Sul volantino di un vostro concerto appariva la dicitura: “Musica di confine”. Cosa intendevate esprimere con questa definizione?
Soprattutto il confine tra realtà e fantasia, il chiaro e lo scuro che spesso si confondono nei testi e nella musica».
Musicalmente vi avvicinerei molto ad artisti, diciamo così, “desolati” e appunto di confine. Essendo abbastanza esterofilo, i primi nomi che mi vengono in mente sono artisti che arrivano, musicalmente parlando, dalle badlands americane: Smog e Calexico.
Ci può stare questo tipo di accostamento?
«Penso sia dovuto alla Timbrica della mia Voce, molto scura a tratti desolata».
Restando in Italia, avete avuto influenze particolari? A chi vi avvicinereste dal punto di vista del suono?
«Non saprei dire, forse i primi la Crus, i fratelli Mancuso, Matteo e Savatore. Comunque chi ci ascolta troverà degli accostamenti e influenze forse inconsapevoli da parte nostra».
Parlando del cantato non posso fare a meno di vederci il grande De Andrè.
«La metrica delle strofe che usiamo è molto simile a quella usata da De Andrè».
Per quanto riguarda i testi, da chi e come vengono composti?
«I testi sono scritti da Athos (Athos Livio, nda). Inizialmente erano storie scritte poi musicate da me, in seguito abbiamo iniziato a scrivere contemporaneamente musica e testo insieme».
Da dove nasce la necessità di esprimersi in dialetto?
«Non è una necessità, ma è la lingua della nostra infanzia. Si dice: Di Mamma c'è n'è una sola!».
Non pensate che questo tipo di lingua possa impedire ai non valtellinesi di avvicinarsi alla vostra musica?
«Non penso che dipenda dalla lingua, quanto dalla qualità che noi riusciremo ad esprimere».
Avete progetti e/o concerti in programma per i prossimi mesi?
«Dopo la metà di luglio suoneremo due date a Sondrio in occasione della manifestazione “Calice di Stelle”».
Il vostro album è uscito esclusivamente su musicassetta, per farvi conoscere da un pubblico più ampio non pensate che il cd sia un mezzo ormai inevitabile?
«Certamente sì! Sperando di trovare una casa di distribuzione che ci dia un’opportunità».
Al momento siete in fase compositiva?
«Per la parte compositiva sempre, ma in tempi non propriamente brevi. Attualmente ci sono già otto canzoni nuove che ci apprestiamo a incidere, registrandole con mezzi propri».
...dimenticavo, cosa significa “Zèrbet”?
«Zèrbet, in italiano “gerbido” (terreno incolto). In dialetto ha molteplici significati: a noi piace quello dove il bosco riconquista parte del terreno che l'uomo gli ha strappato coltivandolo (l'è diventàa 'n Zèrbet)».
Ti ringrazio per la disponibilità.
«Grazie, Nicola. A presto».
Formazione
Luciano Vola - Canto, chitarra, mandolino
Paolo Caimmi – Batteria
Alberto Ronconi – Contrabbasso
Giacomo Cortellazzi – Tromba
Gege Sosio - Organetto Diatonico
Discografia
Zérbet (Mc - Auoprodotto - anno 2002)
Crediti
Musica: Luciano Vola
Testi: Athos Livio
Contatti
Luciano Vola
Via Don Cusini - 23018 Talamona (So)
E-mail: amandayx@tiscalinet.it
Nicola Mattarucchi
(da 'l Gazetin, estate 2006)