È di fondamentale importanza lo sciopero generale del 6 settembre contro la politica economica antipopolare del governo belligerante e razzista, il governo dell'illegalità e della corruzione.
E dallo sciopero generale venga l'indicazione a forzare le dimissioni del governo golpista, e venga l'indicazione all'arco delle forze democratiche a coalizzarsi in un vero e proprio comitato di liberazione nazionale in difesa della legalità e della democrazia, per andare al più presto alle elezioni con un programma di profonda alternativa politica, economica, sociale. Un programma che abbia tra i suoi elementi caratterizzanti la cessazione della partecipazione italiana alle guerre in corso; l'abrogazione di tutte le misure razziste introdotte illegalmente nel corpus giuridico e nella prassi amministrativa; il drastico taglio alle spese militari; la cessazione dello sperpero dei pubblici denari per le cosiddette “grandi opere” che devastano la biosfera, avvelenano le comunità locali e favoreggiano l'economia illegale e i poteri criminali; la lotta alla corruzione; la scelta della conversione ecologica dell'economia per fermare la catastrofe ambientale che il modello di sviluppo dominante sta provocando a livello planetario.
Un programma per l'alternativa nonviolenta alla crisi strutturale del modo di produzione caratterizzato dal capitalismo finanziario e dalla globalizzazione neoliberista.
Un programma per l'alternativa nonviolenta: ovvero femminista, ecologista, socialista e libertaria.
Un programma su cui unificare lotte e movimenti, forze politiche e realtà associative, soggetti culturali e aree sociali in un blocco storico consapevole dell'assoluta necessità di salvare ad un tempo la civiltà giuridica e la convivenza sociale, gli istituti della democrazia e il futuro dell'umanità.
Lo sciopero generale del 6 settembre è un passo in questa direzione.
Il passo successivo, ognuno lo vede, è la marcia Perugia-Assisi del 25 settembre.
Peppe Sini
(da Telegrammi della nonviolenza in cammino, 5 settembre 2011)