Le espulsioni sono roba buona per i partiti stalinisti, fascisti, dipietristi e leghisti. Le inchieste che coinvolgono Filippo Penati devono essere colte dal Partito democratico nazionale e lombardo non come occasione per nuove purghe, ma per mutare quella politica disastrosa di non belligeranza o complicità con il potere formigoniano e di Comunione e Lottizzazione, una complicità alla quale corrisponde un sistema di potere costitutivamente corrotto perché fondato sulla spartizione partitocratica anche al di là di specifici episodi di corruzione relativi a veri e propri passaggi di denaro.
Proprio in ragione di quella politica Penati si rifiutò di contestare la violazione del limite di due mandati consecutivi di Formigoni (e di Errani), ci definì “azzeccagarbugli” quando svelammo la truffa elettorale sulle liste di Firmigoni.
Si fece eleggere Vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia dando così massima evidenza politica alla cogestione del Consiglio, accettò (come anche IdV e Sel) di chiudere un occhio sulla ineleggibilità del Consigliere regionale PdL Giorgio Pozzi, il quale (come anche il Consigliere regionale PD Angelo Costanzo) aveva sottoscritto dimissioni tardive da aziende controllate dalla Regione.
Per invertire la strategia pro-formigoniana di Penati, esiste per Bersani e Martina una strada semplice, politica e non giustizialista: battersi perché siano acclarate le responsabilità politiche della truffa Firmigoni, perché siano rivisti i casi Pozzi-Costanzo e sia finalmente concesso ai Lombardi di votare con elezioni legali. Senza questa svolta, rimane solo un impasto di giustizialismo e trasformismo che non può portare nulla di buono al Pd.
Marco Cappato
(da Notizie Radicali, 30 agosto 2011)