Il sacerdote cattolico José Conrado Rodríguez ha detto al periodico argentino Ambito Financiero che non giudica il suo trasferimento alla parrocchia rurale di El Cristo come un modo per farlo tacere, e in ogni caso non pensa di far mancare la sua voce in un momento così importante per Cuba.
«Si tratta di una pratica normale. Non credo che mi abbiano voluto punire e intimidire, come dicono i cubani in esilio e i dissidenti che vivono sull’Isola. Non mi hanno neutralizzato. Secondo Dante chi non si impegna in tempo di crisi e di guerra è destinato a finire nel Nono Cerchio dell’inferno. Sono soltanto una persona, ma la mia voce non mancherà nel momento del bisogno», ha detto padre Conrado.
In merito al dialogo intavolato tra Chiesa cattolica e Governo cubano, padre Conrado ha aggiunto: «Non devono più esserci deportazioni di dissidenti, ma aperture, dialogo e pluralismo. Il governo deve rispettare i diritti umani, cosa che in questo momento non succede».
L’autore di molte lettere indirizzate ai fratelli Castro ha concluso che la Chiesa non può tacere a Cuba, un paese dove la gente ha paura di parlare, mentre chi lo fa si compromette in maniera pericolosa.
Gordiano Lupi