Con la fantasia e materiali di riciclo, comuni, banali, quali cartone, argilla, legno – a ben vedere, materie prime – si può fare una grande arte. Anche se la chiamano “Arte povera”, ma non è così: esiti e contenuti di notevole spessore, forma e suggestioni elevate.
Materia prima. Russkoe Bednoe, “l'arte povera” in Russia è la mostra allestita al Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano (via Palestro 14, MM rossa): 116 opere e 23 artisti contemporanei dal Grande Paese dell'Europa Orientale.
Un bagno di emozioni. Un'arte critica, filosofica e ludica, impegnata e irriverente, come nel caso dei Sinie Nosy/Blue Noses, un gruppo formato nel 1999, artefici del trittico Piccoli uomini, videoinstallazioni sulla coazione, nei suoi momenti peggiori, dell'esistenza umana: sul fondo di scatoloni di cartone aperti si muovono, nel brillare dei video, in una ripetizione infinita di soliti gesti esseri umani che inveiscono in un incomprensibile linguaggio e gesticolano senza costrutto. Un circolo vizioso impossibile da spezzare, un'eco malevola e distorta. L'uomo ridotto a mere funzioni corporali – mangiare, defecare, copulare –, istinto senza ragione né bellezza. Se si voleva comunicare un senso di profonda frustrazione il risultato è stato perfettamente raggiunto. La cupa malinconia che sprigionano le figurine prigioniere è la migliore riflessione contro gli schemi di una società opprimente e oppressiva. Semplice e geniale.
Molto interessante e stimolante, di grande inventività, il lavoro di Aleksandr Brodsky (Mosca, 1955): dal Furgone psichedelico e dal Penultimo giorno di Pompei (icona dell'esposizione), che evidenziano l'attenzione verso l'espressività primitiva e simbolica dell'argilla non cotta, ai lightboxes, con tempera bianca graffiata, carichi di segni arcaici, citazioni della pittura di Bosch e dei bestiari medioevali, istanze antimilitariste e tanto altro da leggervi ancora. Più che originale l'installazione Organetto, con una manovella da girare, e all'interno di un acquario si agita una tempesta di bolle/sabbia che ricopre e nasconde una città posata sul fondale. Magistrale e sublime, “un'aria di eternità” dal caduco svolgersi degli eventi e dal precipitare delle particelle. Le creazioni di Brodsky sono pura poesia.
Gli Scheletri di Olga & Aleksandr Florenskye sono fantasmagorici assemblaggi di pezzi d'antiquariato. La realtà viene ricreata con ironia e sapienza. Molto elegante. E divertente.
Vladimir Anzelm ama invece fossilizzare in carbone e resina teschi umani, revolver, aeroplani, scarponi et alia. Straniante.
Nikolay Polissky (Mosca, 1969) ha una storia speciale... «abbandonò la pittura, che lo aveva fino ad allora appassionato, per darsi a ciò che i teorici francesi chiamano “estetica della collaborazione”. Si è costruito una casa nel villaggio Nikola-Lenivets a 200 km da Mosca e là, insieme agli abitanti del villaggio, costruisce pupazzi di neve, palazzi di legno, piramidi con il fieno e torri con lunghi rami di arbusti. Grazie a questa forma estetica di collaborazione, gli abitanti di uno sperduto villaggio si sono trovati coinvolti in questa impresa e hanno iniziato a guadagnare denaro. Polissky ha inventato l'arte come azione comune e come allegra impresa collettiva. Scelto un villaggio, egli vi ha dato vita all'utopia di un lavoro libero, non alienante per l'uomo». Una lezione da meditare: in Italia ci sono ministri che sostengono che con la cultura non si mangia; sottolineiamo peraltro il concetto del lavoro non alienante...
Affascinante la linea del tempo creata da Leonid Sokov con una sbarra di ferro di 6 m ai due lati della quale giacciono 68 modellini architettonici, rappresentanti le più grandi opere dell'ingegno umano, da Stonehenge alle Piramidi, dal Colosseo alla Torre di Pisa, dalla Tour Eiffel alla Sagrada Familia. Ci sono anche le Twin Towers, non in piedi, bensì rovesciate al suolo. Aleggia il senso della storia, ma anche quello della fine della storia.
E ancora, dei Resycle, collettivo artistico nato nel 2007, la testa gonfiabile in polietilene, enorme, contenente al suo interno un cervello e animata da un forte vortice ventoso (“una certa vacuità del pensiero moderno”), gli eterogenei e calligrafici ammassi metallici di Dmitri Gutov (Mosca, 1960), il Tritacinema di Sergey Teterin, le magnifiche foto di Aleksandr Sljusarev (1944-2010), analitico e, insieme, metafisico, i cui colori, linee, ombre, oggetti del quotidiano paiono ripensare il mondo regalandoci il cuore segreto delle cose.
Un'esposizione viva, appagante.
Materia prima. Russkoe Bednoe, a ingresso gratuito, sarà aperta sino all'11 settembre, con i seguenti orari: lun 14:30-19:30, mar-dom 9:30-19:30, gio 9:30-22:30
(Info: tel. 02 88446359/360; siti Internet www.comune.milano.it/pac e www.associazioneitaliarussia.it).
Alberto Figliolia