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Rosa Manauzzi. “In caso di pericolo chiamare mammà” 
Finti giornalisti in cerca di gloria e la 'controinformazione' pro Gheddafi
(foto Sean Smith/
(foto Sean Smith/ 'Guardian') 
25 Agosto 2011
 

Una premessa importante: secondo la mappa mondiale della libertà di stampa, il Canada gode di ottima salute ed è per questo che nei giorni di trambusto informativo, preferisco rivolgermi ai siti liberi e di largo consumo, anziché a siti di nicchia di cosiddetta controinformazione (spesso con base in paesi per nulla liberi o altamente condizionati). Il giovanotto di cui sto per parlare, ha avuto parecchia visibilità ultimamente, soprattutto sul network russo filogovernativo RT. Tornando alla mappa di cui sopra, dobbiamo precisare che le restrizioni sulla stampa sono notevoli e RT, pur essendo molto popolare all’estero (per via di youtube, canale di cui si serve con proclami contro le bugie dell’informazione che non sia propria) non gode di buona fama da parte soprattutto di molte Ong internazionali che lo giudicano di estrema sinistra e islamista radicale. Rt, da parte sua, ha accettato come veritiere le accuse e l’editore, in un’intervista del marzo 2010, si è giustificato dicendo che fa parte della sua piattaforma non convenzionale e lontana dalla solita informazione (quanto lontana non è dato sapere ma è facile immaginare).

Ora, veniamo al nostro in cerca di visibilità e ricostruiamo la sua vicenda, anche grazie ai tanti attenti lettori canadesi che hanno lasciato commenti alla notizia dal titolo eloquente “Uomo di Ottawa in Libia chiede aiuto” (che suona un po’ come “uomo in mare chiede soccorso”, dopo essersi buttato in mare da solo). L’articolo è scritto dalla redazione di CBCNews. Inizia dicendo che un uomo di Ottawa è stato minacciato di morte dai ribelli a Tripoli mentre si trova ostaggio in un hotel a insieme a molti altri giornalisti. (E noi che pensavamo che fossero i lealisti a prendere in ostaggio i giornalisti esteri!) Il motivo della minaccia: Mahdi Nazemoroaya, così si chiama, ha diffuso dei report anti-Nato (sostenendo che non esistono i ribelli che lottano per la liberazione della Libia, che sta facendo tutto la Nato, che i ribelli sono figuranti cinematografici, che anche i giornalisti con cui è tenuto ostaggio non sarebbero veri giornalisti ma uomini e donne dei servizi segreti pro Nato). Quindi, ricapitolando, i ribelli, che non esistono, lo avrebbero minacciato di morte e i giornalisti che si trovano nello stesso hotel non sarebbero giornalisti, cioè neppure loro esisterebbero, ma gente dei servizi segreti. Il dettaglio dell’hotel è importante perché poi dirò quanto si paga per dormirci, secondo quanto affermano due lettori ben informati. Mahdi Nazemroaya, in questi giorni si è dato da fare a diffondere notizie soprattutto su Russia Today e Al Jazeera; fondamentalmente accusa la stampa estera di non dire la verità: la feste di piazza non esistono, le strade sono tranquille e Gheddafi è al suo posto, più o meno questo il messaggio. Forse confortato nelle sue ipotesi dall’arrivo festoso di Saif al Islam, uno dei figli di Gheddafi che si pensava fosse prigioniero (lo è mai stato?) e che invece si è presentato liberato (o semplicemente libero come sempre) all’hotel Rixos, dove i giornalisti hanno alloggiato.

È iraniano-canadese e ha concluso da poco i suoi studi universitari in sociologia presso l’università di Ottawa. Dal mese di febbraio il governo canadese ha diffidato i cittadini canadesi dal recarsi in Libia. La mamma ha sempre seguito i suoi servizi su youtube, da quando, due mesi fa, si è recato in Libia e ora chiede disperatamente al ministro degli esteri John Baird di riportargli il figlio a casa sano e salvo, anche se è palesemente orgogliosa di un figlio che sta riportando notizie che altrimenti rimarrebbero nascoste da altri. (Perciò, non è un giornalista ma si presenta come tale, non sarebbe potuto partire ma si ritrova a Tripoli in un costoso albergo per giornalisti, a spese di chi non si sa, sparla contro la Nato ma la Nato dovrebbe ricondurlo a casa a rischio della vita dei propri soldati, dal Canada gli dicono di non partire e lui parte). Gli amici ricordano che nonostante il suo impegno anti-Nato è sempre un cittadino canadese e pertanto va difeso e messo in salvo. Molti canadesi sono arrabbiati e si lamentano di dover lavorare per pagare con le proprie tasse anche la liberazione di personaggi simili, mettendo a repentaglio la vita di chi deve andare a salvarli. Le autorità consolari, da parte loro, si impegnano a riportare il figliolo a casa. Ed è notizia di oggi che tutti i giornalisti tenuti prigionieri nell’hotel sono stati liberati, dai ribelli! Pare che due soldati lealisti li abbiano presi in ostaggio fino a quando si sono accorti che fuori gli insorti avevano ormai guadagnato terreno e quindi si sono dati alla fuga.

Interessanti i commenti dei lettori, a margine dell’articolo, perché danno un quadro molto preciso degli eventi che la redazione stessa lascia tracciare senza controbattere, forse persino per pudore di fronte all’azione sprovveduta di questo giovane in cerca di gloria. Tanto per colorire il suo percorso di seguace della verità, in alcuni video, non esita spesso ad affiancare il suo nome a quello di un altro fuori legge della contro informazione, il politico e attivista francese Thierry Meyssan (che sentito il profumo dei soldi con un controverso libro complottista sull’11 settembre, se pur smentito da numerose prove da parte della controinformazione seria, ha continuato a sparare a zero e a vedere complotti ovunque, tanto da diventare più una figura folkloristica del giornalismo che altro, a discapito anche del suo attivismo).

Alcuni lettori sono davvero indignati, non riescono a capire perché ci si debba preoccupare di uno sprovveduto che è andato ad infilarsi in una situazione più grande di lui e lo invitano ad uscirne da solo così come ci è entrato; altri non accettano le critiche che riserva ai giornalisti di professione, dato che non ha titoli per poterlo fare. C’è chi, pur riconoscendogli la colpa di aver disobbedito al Governo che aveva chiesto di non partire ed evitare di esporsi a pericoli inutili, sostiene che si tratta sempre di un cittadino canadese e, in quanto tale, va salvato.

Un lettore offre cifre precise: 30.000 dollari per due mesi di permanenza in hotel, tanto deve aver speso per rimanere insieme agli altri giornalisti del Rixos, a cui va aggiunto il costo del viaggio da Ottawa a Tripoli. Chi ha pagato? Afferma inoltre che i suoi servizi per il network russo si ripetono almeno due volte al giorno e che molti sue notizie sono distorte volutamente sulla base di informazioni che ha appreso dai giornalisti presenti intorno a lui, con l’intento di favorire Gheddafi. Il suo comportamento, sostiene il lettore, rappresenta un tradimento per il Paese che gli ha dato la cittadinanza.

Altri commentano che la sua è una delle tante “cittadinanze di convenienza” di cui ogni tanto qualcuno approfitta per interesse personale. Convenienza, voglia di luci della ribalta, tutto è possibile. Ma quando dei veri giornalisti rischiano la propria pelle per offrire un servizio serio, un po’ la tenerezza per tanta ingenuità svanisce all’improvviso. E si pensa a tutti coloro che, liberi da condizionamenti e appassionati della verità si sacrificano ogni giorno. Con l’augurio che i quattro giornalisti italiani catturati oggi da delinquenti comuni e affidati poi ai lealisti, riescano a tornare sani e salvi presso le proprie famiglie.

Questo articolo è dedicato a loro: Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina (Corriere della Sera), Domenico Quirico (La Stampa), Claudio Monici (Avvenire).

 

Rosa Manauzzi

 

 

Fonti:

> L’editore di RT giustifica la linea estremista che definisce di controinformazione

> “Ottawa man in Libya pleads for help”, by CBCNews-Canada. Aug 23, 2011.

 Uno dei figli di Gheddafi, Saif al Islam, che si pensava fosse prigioniero, si presenta in limousine all’albergo Rixos di Tripoli:
> Gaddafi's son Saif al-Islam is free, di Chris McGreal (guardian.co.uk, 23 August 2011)

> Le tariffe dell’hotel a 5 stelle Rixos


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