In situazione di crisi economica diffusa, dove tra l'altro vige un “ordine comunitario” di far tornare i numeri, oltre che attingere alle solite vacche da mungere (i contribuenti/sudditi) con qualche contentino da qualche altra parte, bisogna stringersi tutti intorno a Governo e Parlamento (sempre che siano disponibili ad ascoltare...) e suggerire loro, ognuno rispetto alle proprie conoscenze e alle proprie idee.
Noi abbiamo un “pallino”: creare legalità. Quindi norme, regole, giustizia, senza per questo dare il via ad un mostro burocratico maggiore di quanto già non sia il nostro Stato. Anzi. Il contrario: delegificare, semplificare, far sì che i metodi semplici di organizzazione di vita e lavoro diffusi nei rapporti privati, siano tali anche tra cittadino e istituzioni. Per questo ci sentiamo di sostenere la presa di posizione dell'ex-ministro Antonio Martino: «la maggior parte delle spese», dice in un'intervista al Messaggero, «se non si cambia la legislazione, continueranno a crescere per conto loro. L'Italia, perciò, non ha bisogno di manovre ma di riforme».
Tra queste riforme, uno dei maggiori giovamenti si avrebbero nel fare emergere il “nero”, cioè legalizzare ciò che oggi -vietato- continua ad essere quotidianità diffusa di buona parte della popolazione. I due casi estremi -tali solo per chi scambia economia e libertà individuali con moralismo- sono droga e prostituzione.
Sulle droghe leggere abbiamo già detto nei giorni scorsi, paventando risultati con grossi introiti fiscali e risparmi su spese ordine pubblico, per sostanze che fanno molto meno male di altre droghe oggi legali, come alcool e tabacco. In proposito avevamo presentato in passato un disegno di legge grazie ai senatori Donatella Poretti e Marco Perduca.
Sulla prostituzione, dove anche qui in passato avevamo presentato un disegno di legge in Senato per la legalizzazione, è di oggi un sintomatico e interessante intervento del Sindaco di un paese in provincia di Lucca. Maurizio Marchetti di Altopascio, nella sua proposta legalizzatrice, ha calcolato che il suo Comune di 15.000 abitanti, qualora la legalizzazione prevedesse l'affidamento della gestione a questa istituzione locale, ne trarrebbe vantaggio economico per un milione di euro all'anno: un importo che, in contesto di tagli dal centrale al locale, rappresenterebbe un notevole vantaggio che, il nostro sindaco, intenderebbe devolvere in aiuti al sociale (anziani, asili, etc.).
Certo, stiamo parlando di droghe e prostituzione, due tabù della cultura ufficialmente e teoricamente dominante nel nostro Paese. Due tabù che però non sono tali in diversi Paesi della Ue, la stessa Ue che ci intima il pareggio di bilancio e che, presumibilmente, non avrebbe niente da ridire se lo facessimo anche con queste nuove legalità.
Per noi sarebbe occasione perché l'Italia diventasse più europea, sia economicamente che culturalmente e socialmente.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc