Venerdì , 22 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Critica della cultura > Lo scaffale di Tellus
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Virgilio Piñera. El cubo / Il secchio 
traduzione di Gordiano Lupi
11 Agosto 2011
 

El cubo (1954)

 

Cuando Juan cumplió dieciocho años y se graduó de enfermero, una señora obtuvo para él una plaza en el Hospital Municipal. Con este acto, quiso la señora darle importancia a la vida de Juan, y al mismo tiempo, engrandecer la suya propia con algo edificante. Pero esta misma vida, sin ninguna importancia, resultó también muy extraña: Juan hizo sus primeras armas como enfermero en el cuerpo de su benefactora. La dama, con sus virtudes, murió aplastada al pasar bajo un balcón ruinoso. Juan llenó ese día su primer cubo de algodones ensangrentados.

Consideró horrible la muerte de su benefactora, y no menos horrible la casualidad que le ponía sus despojos por delante. Pensó renunciar a su puesto, que le pareció un receptáculo de vidas aplastadas, y era tanta su necesidad y tanto su deseo de defender la vida (no olviden, por favor, que no tiene ninguna importancia), que se vio obligado a llenar un segundo cubo.

Así, desde ese momento, organizó sus cubos ensangrentados. De vez en cuando iba al cine o a la playa, se compraba un par de zapatos nuevos o se acostaba con su mujer, pero sentía que resultaban como accidentes: el fundamento de su existencia era el cubo.

A los treinta años seguía desempeñándose como enfermero en la sala de accidentados del Hospital Municipal. Entre tanto, crecía y se transformaba la ciudad. Fueron demolidas viejas casas y otras nuevas y altísimas fueron edificadas. Visitó la ciudad el famoso ayunador Burko y debutó en el teatro de la ópera la celebérrima cantatriz Olga Nolo. Juan, día a día, cumplía con sus funciones. Cosa singular: ni Olga Nolo, ni antes tampoco Burko pudieron evitar que el cubo fuera llenado.

Como a todos, le llegó a Juan la jubilación. Recibió la suya un día después de cumplir sus sesenta años -término prescrito por la ley para dejarlo todo de la mano, incluso el cubo.

Ese mismo día, el notabilísimo patinador Niro comenzó su actuación en el Palacio del Hielo. Patinaba sobre la helada pista con el inmenso coraje de tener el trasero al descubierto. Aunque un patinador con el trasero al descubierto es un acontecimiento importante (vista la poca importancia que tienen las vidas), Juan no pudo verlo. Cuando salía del Hospital con su jubilación en el bolsillo y dispuesto a asistir a la actuación de un patinador tan original, se detuvo y contempló largo rato la fachada del Hospital, lamió las paredes con la mirada, y acto seguido, al cruzar la calle, se tiró bajo las ruedas de un camión que pasaba.

Al fin estaba en la sala de accidentados. Iba a morir y oyó murmullos sin importancia. Hizo señas al médico de turno y expresó su última voluntad. El médico abrió tamaños ojos, tendió la vista buscando y se agachó. Descubrió el cubo debajo de la mesa de curaciones. Se lo puso a Juan en los brazos. Con maestría consumada, Juan empezó, sin ninguna importancia, a meter en el cubo los algodones ensangrentados. Bastaba su desasosiego para darse cuenta de que su única aspiración, en los poco minutos que le quedaban, era llenar el enorme cubo hasta los bordes.

 

Virgilio Piñera

 

 

Il secchio

 

Quando Juan compì diciotto anni e si diplomò infermiere, una signora gli trovò un posto nell’Ospedale Municipale. Con questo atto, la signora cercò di dare importanza alla vita di Juan, e al tempo stesso, di migliorare anche la sua, compiendo un atto edificante. Ma questa vita, senza nessuna importanza, risultò anche piuttosto strana: Juan compì le prime esperienze come infermiere sul corpo della sua benefattrice. La dama, con le sue virtù, morì schiacciata dal crollo di un balcone cadente. Juan riempì proprio quel giorno il suo primo secchio di cotone insanguinato. Pensò che la morte della sua benefattrice fosse orribile, e non meno orribile la causalità che le sue spoglie gli ponevano davanti. Pensò di rinunciare a quel posto di lavoro, che gli sembrò un ricettacolo di vite schiacciate, ma era così grande la sua necessità e così grande il suo desiderio di difendere la vita (non dimenticate, per favore, che non ha nessuna importanza), che si vide obbligato a riempire un secondo secchio.

Così, da quel momento, organizzò i suoi secchi insanguinati. Di tanto in tanto andava al cinema o al mare, si comprava un paio di scarpe nuove o andava a letto con sua moglie, ma sentiva che tutte queste cose erano semplici incidenti: alla base della sua esistenza c’era il secchio.

A trent’anni lavorava ancora come infermiere nella sala dell’Ospedale Municipale dove venivano ricoverati gli infortunati. Nel frattempo la città cresceva e si trasformava. Furono demolite vecchie case e ne furono edificate altre, nuove e altissime. Visitò la città il famoso digiunatore Burko e debuttò nel teatro dell’opera la celeberrima cantante Olga Nolo. Juan, giorno dopo giorno, compiva le sue funzioni. Cosa singolare: né Olga Nolo, né Burko poterono evitare che il secchio fosse riempito.

Come accade a tutti anche per Juan arrivò il momento di andare in pensione. Ricevette la sua pensione un giorno dopo aver compiuto sessant’anni, termine previsto dalla legge entro il quale doveva essergli tolta ogni cosa, incluso il secchio.

Proprio in quel giorno, il notevole pattinatore Niro cominciò a esibirsi nel Palazzo del Gelo. Pattinava sulla pista gelata e aveva il grande coraggio di farlo a sedere scoperto. Anche un pattinatore con il sedere scoperto è un fatto importante (vista la poca importanza che hanno le esistenze), ma Juan non riuscì a vederlo. Quando uscì dall’Ospedale con la sua pensione in tasca, intenzionato ad assistere all’esibizione di un così originale pattinatore, si fermò per contemplare a lungo la facciata dell’Ospedale, lambì le pareti con lo sguardo, e subito dopo, al primo incrocio, si gettò sotto le ruote di un camion in transito.

Alla fine si trovò nella sala degli infortunati. Stava morendo e sentì dei mormorii senza importanza. Fece segni al medico di turno ed espresse le sue ultime volontà. Il medico spalancò gli occhi, aguzzò la vista per cercare qualcosa e infine si abbassò. Scoprì il secchio sotto il tavolo delle medicazioni. Lo mise tra le braccia di Juan. Con maestria consumata, Juan cominciò, senza nessuna importanza, a mettere nel secchio il cotone insanguinato. Era sufficiente la sua inquietudine per rendersi conto che la unica aspirazione, nei pochi minuti che gli restavano, era quella di riempire fino al bordo l’enorme secchio.

 

Traduzione di Gordiano Lupi

(da Ser cultos para ser libres, 11 agosto 2011)


Articoli correlati

  Patrizia Garofalo. Ricordo di Virgilio Piñera
  Gordiano Lupi. Un poeta di nome Virgilio
  Virgilio Piñera. Due o tre segreti, Parole di giovane (1978)
  Virgilio Piñera. Il parco (1944)
  Virgilio Piñera. Unión indestructible
  Yoani Sánchez. Soluzioni
  Poesie di Virgilio Piñera: Le Furie
  Rafael Alcides. Appunti per un discorso per i 100 anni di Virgilio Piñera
  Lezama Lima e Virgilio Piñera, due scrittori per un destino
  Virgilio Piñera. Come ho vissuto e come sono morto (1956)
  Virgilio Piñera. Reversibilità (1978)
  Virgilio Piñera. Nel Gatto Torto (1967)
  Il giorno di Hugo Chávez e di Virgilio Piñera
  Virgilio Piñera. Grafomanía
  Ángel Santiesteban. Il triste centenario di Virgilio Piñera
  Gordiano Lupi: L’Avana secondo Virgilio Piñera
  Virgilio Piñera. Il ballo (1944)
  Gordiano Lupi. Il regime cubano riabilita Cabrera Infante
  Virgilio Piñera. Discorso contro la vasca da bagno non incassata (1962)
  Virgilio Piñera. La battaglia (1944)
  Virgilio Piñera. La isla en peso (1943)
  Il Foglio TV. Aprile non è crudele con i libri
  Virgilio Piñera. L’album (1944)
  Virgilio Piñera. Tra il freddo e il caldo (1959)
  Virgilio Piñera. Progetto per un sogno (1944)
  Virgilio Piñera. Canto funebre per la morte del Principe Fuminaro Konoye (1946)
  Virgilio Piñera. Il poeta di bronzo (1978)
  Virgilio Piñera. La decorazione (1956)
  Cuba libre era solo un cocktail
  Il peso di un’isola. Opera poetica di Virgilio Piñera
  Gianni Minà racconta Cuba
  Virgilio Piñera. Il negozio (1944)
  Gordiano Lupi. Il centenario di Virgilio Piñera
  Virgilio Piñera. Le nozze (1944)
  Karla Suárez. La viaggiatrice
  Altre poesie di Virgilio Piñera
  Il fantasma di Yoani Sánchez alla fiera di Torino
  Virgilio Piñera. Una desnudez salvadora
  Cuba. Omofobia e ragion di Stato
  Virgilio Piñera. Colui che venne a salvarmi (1967)
 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.8%
NO
 29.2%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy