Una spaventosa monolitica immagine turba da tempo il sonno dei capi di stato: “AAA”. Tre lettere che sono il traguardo della pursuit of happyness di una Nazione, per ottenere le quali non si sta esitando a compiere un pericoloso triplo salto mortale all'indietro, carpiato, nel definire ciò che è benessere.
In pochi mesi è stato infatti spazzato via un secolo di teorie (e catastrofi reali), che hanno condotto lo Stato moderno attraverso tre stadi evolutivi della propria funzione pubblica. Primo, l'adozione del concetto di Prodotto Interno Lordo quale indicatore mercantilista di un benessere cui lo Stato partecipa in modo secondario, limitandosi a garantire regole e servizi minimi, ordine interno e difesa dei confini. Secondo, il passaggio dal concetto di “servizio pubblico minimo” a quello di “servizio pubblico essenziale”, laddove lo Stato non si limiti a sorreggere il quanto si produce, ma favorisca pari chance di affermazione sociale a tutti gli individui, a prescindere dalle loro condizioni di origine. Un'evoluzione simboleggiata dall'Indice dello Sviluppo Umano, adottato dall'ONU al posto del PIL. Infine, siamo al terzo stadio, unire al quanto ed al chi, il come si produce. Si afferma così la teoria dello sviluppo sostenibile, nei relativi modelli algebrici che coniugano economia, ecologia, società.
Poi, di punto in bianco, chi pensa con un respiro più ampio della contabilità da partita doppia diviene un peso morto. Si venerano i nuovi dogmi del pareggio di bilancio, la contrazione delle entrate tributarie e, soprattutto, la drastica riduzione della spesa pubblica, proprio in materia di pari opportunità (welfare, cultura, istruzione, lavoro e formazione). Il triplo salto all'indietro sta dunque nel ritorno ad uno Stato minimo, che faccia spettatore passivo alle dinamiche della vita reale, un salto mortale per le sue conseguenze sulle persone.
C'è poi la carpiatura. Se il PIL, con i suoi limiti, pesava la ricchezza delle nazioni perlomeno su valori reali di beni e servizi, oggi ci si riferisce alla loro quotazione, un'indecifrabile investitura di affidabilità da parte del mercato azionario.
Come nasce una quotazione? Nella migliore delle ipotesi c'entra il caso, nella peggiore la mala fede. Quasi mai una ragionata valutazione dei fatti - o vogliamo credere che, riguardo ad esempio l'Italia, gli operatori abbiano decifrato in un paio di giorni i demeriti di una manovra finanziaria da azzeccagarbugli? Ci si ricordi infine che le agenzie di rating, cui tutti i Governi chinano il capo, sono soggetti privati con poste in gioco spesso in conflitto con l'interesse generale.
Varrebbe insomma la pena ripensare al ruolo di uno Stato, al concetto di benessere cui esso protende e che lo connota all'esterno, nonché, infine, ad una misurazione dello stesso che lo svincoli dalle frenetiche oscillazioni di borsa. La politica ha il potere di fare tutto ciò, ma è il tempo a sua disposizione che si fa sempre più stretto.
Marco Lombardi