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Vetrina/ Poesie d’agosto 
a cura di Paola Mara De Maestri
Elisabetta Andreoli,
Elisabetta Andreoli, 'Cavalli a Prato Maslino' 
09 Agosto 2011
 

Pioggia d’agosto

di Guido Gozzano

 

Nel mio giardino triste ulula il vento,

cade l’acquata a rade goccie, poscia

più precipite giù crepita scroscia

a fili interminabili d’argento...

Guardo la Terra abbeverata e sento

ad ora ad ora un fremito d’angoscia...

 

Soffro la pena di colui che sa

la sua tristezza vana e senza mete;

l’acqua tessuta dall’immensità

chiude il mio sogno come in una rete,

e non so quali voci esili inquiete

sorgano dalla mia perplessità.

 

La tua perplessità mediti l’ale

verso meta più vasta e più remota!

È tempo che una fede alta ti scuota,

ti levi sopra te, nell’Ideale!

Guarda gli amici. Ognun palpita quale

demagogo, credente, patriota...

 

Guarda gli amici. Ognuno già ripose

la varia fede nelle varie scuole.

Tu non credi e sogghigni. Or quali cose

darai per meta all’anima che duole?

La Patria? Dio? l’Umanità? Parole

che i retori t’han fatto nauseose!...

 

Lotte brutali d’appetiti avversi

dove l’anima putre e non s’appaga...

Chiedi al responso dell’antica maga

la sola verità buona a sapersi;

la Natura! Poter chiudere in versi

i misteri che svela a chi l’indaga!”

 

Ah! La Natura non è sorda e muta;

se interrogo il lichène ed il macigno

essa parla del suo fine benigno...

Nata di sé medesima, assoluta,

unica verità non convenuta,

dinanzi a lei s’arresta il mio sogghigno.

 

Essa conforta di speranze buone

la giovinezza mia squallida e sola;

e l’achenio del cardo che s’invola,

la selce, l’orbettino, il macaone,

sono tutti per me come persone,

hanno tutti per me qualche parola...

 

Il cuore che ascoltò, più non s’acqueta

in visïoni pallide fugaci,

per altre fonti va, per altra meta...

O mia Musa dolcissima che taci

allo stridìo dei facili seguaci,

con altra voce tornerò poeta!

 

 

 

X Agosto

di Giovanni Pascoli

 

San Lorenzo, io lo so perché tanto

di stelle per l'aria tranquilla

arde e cade, perché si gran pianto

nel concavo cielo sfavilla.

 

Ritornava una rondine al tetto:

l'uccisero: cadde tra i spini;

ella aveva nel becco un insetto:

la cena dei suoi rondinini.

 

Ora è là, come in croce, che tende

quel verme a quel cielo lontano;

e il suo nido è nell'ombra, che attende,

che pigola sempre più piano.

 

Anche un uomo tornava al suo nido:

l'uccisero: disse: Perdono;

e restò negli aperti occhi un grido:

portava due bambole in dono.

 

Ora là, nella casa romita,

lo aspettano, aspettano in vano:

egli immobile, attonito, addita

le bambole al cielo lontano.

 

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi

sereni, infinito, immortale,

oh! d'un pianto di stelle lo inondi

quest'atomo opaco del Male!

 

 

 

La notte di S. Lorenzo

di Paola Mara De Maestri

 

Occhi puntati al cielo d’agosto

nella notte di S. Lorenzo

la tradizione chiama

alla ricerca di un fuoco

che allieti la mente

di una lapillo di speranza

che ravvivi la danza.

Ma le mani dell’uomo

ancora bruciano

di primo paradiso

e le lacrime del Santo

cadono a pioggia

sui volti ebbri.

 

 

 

Agosto

di Federico Garcia Lorca

 

Agosto,

controluce a tramonti

di pesca e zucchero

e il sole dentro la sera

come il nocciolo nel frutto.

 

La pannocchia serba intatta

la sua risata gialle e dura.

 

Agosto.

I bambini mangiano

pane nero e luna piena.

 

 

 

Shhhhhhhh

di Barbarah Guglielmana

 

Shhhhhhhh,

 

anche il vento si è fermato

Sotto il silenzio del mare profondo

 

Aiutatemi a rimanerne illusa, ancora

di un silenzio rumoroso al suo eco

fatto di grigi all’animo dell’autunno,

fatto di silenzi per riposare i viventi feroci

fatto di immobili spiriti in corpi frenetici

 

Shhhhhhhh,

 

anche il sole si è nascosto

Sotto le nuvole si sono stancate di svolazzare

 

Sento di aver perso quell’orizzonte vicino, irraggiungibile

per cacciare il pirata

abbisognavo di un tappeto su cui riposare

abbisognavo di un cibo di cui nutrirmi

abbisognavo, di desiderare

 

Shhhhhhhh,

 

anche la pioggia è stanca di cadere

Il mare, il fiume e il lago le sono nemici

 

Credi che la tua storia sia sempre l’unica da narrare

non cantarla alle streghe trasformate in fate,

non regalarmi fiori colorati di sogni

Io non voglio più utopie sulla battaglia, persa

negli azzurri eterni tra i pesci e gli uccelli.

E te lo urlo: Shhhhhhhh.

 

(Camogli, 29 luglio 2011)


 
 
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