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Leonardo Padura Fuentes: “La Cuba di Raúl non è come la Cuba di Fidel”
04 Agosto 2011
 

Lo scrittore ritiene che sia aumentato lo spazio per esprimere la propria opinione, scrivere e dissentire

 

 

Leonardo Padura Fuentes è un autore che scrive pensando che i suoi libri non verranno mai pubblicati a Cuba. Credeva che accadesse la stesa cosa anche a El hombre que amaba a los perros (L’uomo che amava i cani, edito in Italia da Marco Tropea), il romanzo che racconta la vita di Ramón Mercader, l’assassino di Leon Trotsky. Il libro invece non è rimasto nel cassetto dell’autore, ma è diventato uno dei maggiori successi editoriali della letteratura cubana contemporanea.

Leonardo Padura Fuentes ha cominciato a scrivere il romanzo nel maggio 2006, due mesi prima che Fidel Castro lasciasse il potere al fratello Raúl, e l’ha terminato tre anni dopo, nel giugno 2009, nel bel mezzo della transizione, dopo quasi mezzo secolo di fidelismo. Osservatore attento della realtà del suo paese, mentre scriveva il romanzo seguiva da vicino lo sviluppo della società cubana.

Leonardo Padura Fuentes rilascia un’intervista interessante alle agenzie di stampa, ripresa dal periodico digitale Diario De Cuba, dove afferma: «Non è la stessa cosa avere al comando Fidel o Raúl. Io sento che lo spazio per esprimere la propria opinione, dissentire e persino scrivere è aumentato».

«Negli ultimi cinque anni si sono verificate - senza modificare la struttura politica - una serie di cambiamenti davvero importanti, fondamentalmente economici, ma anche politici!», ricorda.

Padura elenca alcune riforme intraprese da Raúl Castro: l’ampliamento del lavoro privato, la consegna di terre in usufrutto ai contadini, l’accesso dei cubani a beni e servizi un tempo proibiti, l’annunciato cambiamento nella politica migratoria e altri provvedimenti che «stanno cambiando la società cubana». Padura aggiunge che è stata molto importante anche la liberazione dei 75 prigionieri politici della Primavera Nera.

«Quando Fidel lasciò il potere a Raúl, non mi sarei mai immaginato che cinque anni dopo questo sarebbe stato il futuro di Cuba. Adesso mi costa più fatica predire quale sarà il futuro tra 5 o 10 anni, perché i cambiamenti che hanno cominciato a concretizzarsi sono davvero importanti e possono generare altri cambiamenti», riflette.

Leonardo Padura Fuentes in Italia è pubblicato da Marco Tropea Editore ed è famoso per la serie poliziesca che vede protagonista Mario Conde, un ispettore innamorato della letteratura. L’uomo che amava i cani è il suo ultimo lavoro, che segue un’altra opera importante come Il romanzo della mia vita. L’uomo che amava i cani è un romanzo politico che riflette sulla grande utopia del Ventesimo secolo, dopo la fine dell’Unione Sovietica.

«Non è stato facile scrivere il mio ultimo romanzo nella Cuba socialista, anche se questa storia poteva scriverla soltanto un cubano, perché occorre aver vissuto in una società socialista per poterla raccontare. Io ho scritto il romanzo da una prospettiva cubana e ho raccolto distinte esperienze rivoluzionarie», dice.

Leonardo Padura Fuentes afferma che è stato possibile scrivere e pubblicare il romanzo «perché la situazione a Cuba è davvero cambiata». Il libro è stato pubblicato in Spagna, in molti paesi europei e in America Latina, ma anche a Cuba, sebbene in tiratura limitata di 4.000 copie, che in poche ore sono andate esaurite.

Leonardo Padura Fuentes pare avere molta fiducia nelle riforme di Raúl Castro. «Non si tratta di un’attualizzazione del socialismo, ma di un rimodellamento del sistema economico. La società sta cambiando. Adesso abbiamo più spazio per parlare, criticare e scrivere», ha detto. La stampa cubana non pare pensarla come lui, però, perché continua a pubblicare le veline del governo.

«Se il giornalismo cubano non ha ancora approfittato di questa opportunità è perché non ha superato vecchi schemi mentali. Il nostro giornalismo non è all’altezza dei tempi che stiamo vivendo, è lontano dalle necessità del lettore e del cittadino cubano», conclude.

Padura considera importante il «cambiamento di prospettiva» del governo cubano che non guarda più l’economia da un’ottica politica, ma parte dalla politica economica per analizzare il resto, e sostiene che «questo cambiamento può provocare anche cambiamenti politici».

«Sono molto ottimista. La gente merita una vita migliore. Credo che il movimento economico produrrà un movimento politico-sociale. Non so dire come e quando, né quanto saranno profondi i cambiamenti, ma credo che siamo usciti dall’immobilità e che siamo in movimento. E questo movimento può cambiare il nostro futuro».

 

Gordiano Lupi


Foto allegate

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