L’Associazione Avanti Diritto ha letto con interesse l’articolo, pubblicato su Tellusfolio, intitolato “Dacci oggi il nostro 'lodo Mondadori' quotidiano. Le storie dei 'banali' altri...” e ne condivide pienamente il contenuto.
Vincenzo Donvito ha affrontato con grande senso civico lo scottante problema della provvisoria esecutività delle sentenze, balzato di recente agli onori della cronaca allorché nella manovra, nell’imminenza del deposito della sentenza sul Lodo Mondadori, è comparsa, a “sorpresa”, una norma, definita per comune accezione “salva Fininvest” che obbligava il Giudice, in attesa di pronuncia definitiva, in caso di condanna superiore ai 20 milioni di euro (10 in primo grado) a sospendere la provvisoria esecutività della sentenza dietro il pagamento di idonea cauzione.
La norma palesemente incostituzionale (solo i miliardari potrebbero sostenere un onere di 10 milioni di Euro) è stata ritirata a causa dello scalpore che ha suscitato.
Il problema però rimane e riguarda l’intera collettività, in quanto i danni che derivano ai cittadini dalle norme sulla provvisoria esecutività delle sentenze, non riguardano solo la famiglia Berlusconi (rimasta ricca anche dopo avere pagato la somma di € 564 milioni e rotti), ma chiunque, a maggior ragione coloro che non hanno patrimonio e faticano ad arrivare alla fine del mese.
Ne sa qualche cosa Patrizia Gianoncelli (foto), precaria della scuola pubblica (stipendio circa € 900 mensili), a rischio ogni anno a causa dei tagli della Gelmini di perdere il posto di lavoro, che si è vista pignorare e svendere la casa dove abitava, dal Dr Marco Cottica, curatore dei fallimenti Gianoncelli (a cui è estranea), a fronte di spese legali alle quali sono stati condannati in solido i quattro eredi di Lina Moretti (tra cui Patrizia) con due sentenze non ancora definitive.
I Giudici, a cui sono state rivolte specifiche richieste, non hanno concesso la sospensione della provvisoria esecutività delle sentenze, né la sospensione del pignoramento, condizioni entrambe che avrebbero consentito di bloccare, in attesa di definizione delle vertenze, la vendita della casa.
È stato un massacro: Ogni azione difensiva di Patrizia (persino la richiesta di sospensione del pignoramento) è stata punita con sentenze, manco a dirlo, “provvisoriamente esecutive”, di condanna a ingenti spese legali (lievitate quindi in modo esponenziale).
In concreto, per dare la dimensione del dramma: il cumulo delle spese legali (a carico di quattro soggetti e recuperate a carico della sola Patrizia) liquidate con due sentenze provvisoriamente esecutive ammontano a € 37.727,08, il valore della casa € 121.000,00, il ricavato dalla svendita € 70.500,00, le spese complessive € 88.645,71 di cui € 3.332,03 per compenso al Dr Enrico Andreola, professionista incaricato della vendita, ed € 85.313,68 per spese legali avv. Nicola Marchi, i debiti residui € 18.145,71.
Quanto accaduto a Patrizia è immorale e indegno di un paese civile e si sarebbe potuto evitare se la provvisoria esecutività delle sentenze e del pignoramento fosse stata sospesa dai Giudici o se, per dirla con le parole dell’autore dell’articolo, il soccombente fosse stato tale, anche economicamente, solo quando fossero stati esperiti tutti i gradi di giudizio.
Dice bene Vincenzo Donvito: «Di fatto, la scure del pagamento, e dei costi della giustizia, viene utilizzata per allontanare i cittadini dal farsi rivalere quando credono di aver subito un torto, nonché a metterlo in posizione di debolezza nei confronti dell'altra parte».
L’Associazione Avanti Diritto lancia un appello ai parlamentari sensibili ai diritti dei cittadini, di attivarsi affinché le norme capestro sulla provvisoria esecutività delle sentenze vengano modificate con urgenza in Parlamento.
Associazione Avanti Diritto