Se ho ben compreso, nella sua replica epistolare al Corriere della Sera che gli chiedeva conto dell'affitto “a nero” pagato per un appartamento a Roma, Giulio Tremonti evoca la formula giuridica del libero accordo tra privati. Sarebbe, in pratica, una sorta di scambio alla pari che nel caso vedeva come oggetti trasferiti la disponibilità di un immobile da un lato, un quantitativo di carta filigranata dall'altro. In questa concezione di liceità sostanziale dell'economia del baratto, ben legittimata dalla nota di un Ministro dell'Economia nell'esercizio delle sue funzioni, non sarebbero più perseguibili tutti quei professionisti ed artigiani, dall'idraulico all'elettricista, dal medico all'avvocato, che prestano la loro opera dietro corresponsione di un libero contributo a titolo di rimborso spese del tutto esentasse. Ne terrò conto al prossimo tubo rotto nel mio bagno.
Un appunto finale alla lettera del Ministro: l'ingenuo non è stato lui, come egli afferma scagionandosi da illeciti, ma tutti quegli italiani che fino ad oggi hanno chiesto sempre l'emissione di fattura pagandoci IVA e quanto altro.
Marco Lombardi