Il poeta, e scrittore e studioso, K. Mich. Stamatis ha redatto ben 12.000 versi su Leone Sguro, principe di Nauplio, intrecciando le vicende di tale eroe della libertà greco-bizantina con tutte le cime fumose del mito che tale comporta nonché attaccando le note “Crociate” di cui parleremo.
Le Crociate furono indette da papa Urbano II che aveva preso in parola Alessio Comneno (morto nel 1118) il quale aveva chiesto guarnigioni, truppe ai cristiani d’Occidente per combattere i turchi selgiudici che minacciavano da Nord l’Impero bizantino ed impedivano di fatto ai pellegrini cristiani l’accesso al Santo Sepolcro.
Ma è certo che Alessio non s’attendeva una Crociata nel senso vero e proprio del termine ma un aiuto semplicemente militare.
Perché le Crociate allora?
Dietro la Croce cristiana in realtà giocarono giochi di potere e l’attacco non solo ai turchi e ai musulmani in genere da parte dei cristiani d’occidente ma allo stesso Impero di Bisanzio, il quale era l’ultimo forte baluardo della Cristianità, dimostra quanto sopra detto.
Inoltre con le Crociate, almeno le prime, si tolse dall’Europa latina una massa di poveri che popolavano l’Occidente (Si pensi alla crociata “non ufficiale” guidata dal fanatico Pietro l’Eremita).
Con la IV crociata, da cui nacque l’Impero Latino d’Oriente, si assistette ad un vero e proprio massacro contro l’umanità (rimandiamo all’interessante e rigoroso studio di S. Runciman, Storia delle Crociate, Einaudi, Torino).
Fu la Quarta una crociata dove tutti i problemi, con la violenza, col saccheggio e l’attacco ai Greci, non fece che aggravare la situazione nel mondo cristiano, d’Oriente e d’Occidente, seminando ancora odio tra Greci e Latini. Da qui l’esortazione all’unità dei Cristiani e le scuse di papa Paolo Giovanni II per il flagello portato dai cristiani d’Occidente proprio in tale tremenda e disumana crociata.
Qui, in tale periodo, si inserisce il poema di K.M. Stamatis il quale ci ricorda che Leone Sguro si rese conto che i Cristiani d’Occidente avevano il solo scopo di conquistare Costantinopoli, coprendosi dell’ideologia cristiana per i loro efferati crimini.
Ricordiamo che Bisanzio era rimasta la culla dell’antichità greca!
Leone, simbolo di giustizia e libertà, cercò di ostacolare le orde di Bonifacio di Monferrato dopo la presa di Costantinopoli datata 13 di aprile dell’anno 1204.
Con sincero coraggio eroico Leone Sguro combatté i Latini a Tempi e a Thermopile, giustamente considerando i Latini degli invasori del suolo greco.
Leone e il suo esercito cercarono invano di difendere anche Corinto. Si rinchiuse infatti, Leone, nel castello di Acrocorinto e lì si difese con coraggio estremo per ben 5 anni. Leone, ormai sfinito (non poteva avere l’aiuto degli altri principi greci) entrò nella leggenda. Tale dice che l’eroe si uccise, saltando col suo cavallo dal posto più alto del castello di Acrocorinto, portando con sé il suo Amore ovvero l’Anelito di Libertà del Popolo Greco, assalito ingiustamente per vili motivi di interesse, di conquista dai Latini d’Occidente.
Nel poema grandioso di Stamatis si narra, intrecciandosi sapientemente le vicende, dell’amore carnale e spirituale di Leone Sguro con la figlia di Giovanni Sarris di Corinto sebbene Leone avesse sposato (erano però matrimoni già combinati per motivi dinastici, di potere e non di vero e palpitante amore) la figlia del già regnante principe imperatore bizantino Alessio.
Qui, con l’intrecciarsi di mito, amore e storia vera, il poema di Stamatis assume tinte tragiche e talvolta romantiche che rendono il tutto più affascinante.
Il merito grande del poeta e scrittore di Corinto, sebbene viva ad Atene, K.M. Stamatis, sta proprio nel vedere Leone Sguro da ogni lato, nessuno escluso. Riesce ad intessere lo Stamatis in questi versi mito, storia vera e personale del grande eroe greco forse troppo dimenticato. Il poema, possiamo ben dire, è riportare sotto nuova luce la vicenda tanto articolata di Leone, principe di Nauplio, vicenda luminosa di uno spirito magnanimo e libero.
Un vero e sentito ad majora all’amico scrittore e poeta Stamatis che ha elaborato e rivisto più volte con tanta fatica questa impegnativa pagina storica nei suoi versi formalmente ineccepibili, facendo così risaltare il fulgido eroe, Leone.
Enrico Marco Cipollini
(Comunicazione letta al Congresso di filologia e storia greca tenutosi a Sparta, settembre 2010)
Illustrazione. Jacopo Negretti detto 'Palma il Giovane', I crociati assaltano Costantinopoli nel 1204, Palazzo Ducale, Venezia