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Parlando con Nicola Berti poche ore prima del successo italiano ai Mondiali
Nicola Berti
Nicola Berti 
15 Luglio 2006
 

Questa è un’intervista fatta a un ex azzurro prima della finale contro la Francia, partita che ha regalato uno straordinario successo mondiale non solo all’Italia calcistica, bensì agli italiani tutti. Nella speranza che questa vittoria non sia oppio, ma – perdonateci l’ardore e l’ardire – il sorgere di una nuova era sportiva fatta di valori, di trionfo del lavoro e di rispetto. Etica e impegno, volontà, talento, tenacia e dedizione – esempio per la gente e il paese – mai più imbroglio e facili scorciatoie per raggiungere successo e ricchezza. Come dovrebbe avvenire in ogni campo e ambito, peraltro. Non l’occasione per un colpo di spugna, ma un punto di partenza.


Nicola Berti ha segnato uno dei gol più belli nella storia del calcio italiano: il 23 novembre 1988, in terra tedesca, quella dei Mondiali correnti, una fantastica sgroppata lungo tutto il verde manto, seminando avversari e panico, contro il Bayern di Monaco. Indossava la maglia dell’Inter e la competizione era la Coppa Uefa. Indimenticabile. Così come indimenticabile è la partita in cui Berti avrebbe giocato circa sei anni dopo: Italia-Brasile 0-0 dopo i tempi supplementari, 2-3 dopo i calci di rigore. Nicola, un po’ mediano un po’ ala un po’ centrocampista, quel 17 luglio 1994 era stato schierato da Arrigo Sacchi contro i pedatori verde-oro. Non fu fortunata, per gli azzurri e per il parmense Berti, la canicola di Pasadena-Los Angeles. Vinsero i sud-americani grazie anche ai fatali errori dal dischetto di Franco Baresi e Roberto Baggio, i due giocatori di maggior classe della nostra compagine. Chi non ricorda quei tiri alle stelle, anzi alle stalle?

«Questa volta non si andrà ai rigori», afferma con sicurezza Berti. In gran forma e allegro è colui che con il suo gioco potente solcava le fasce e scardinava le difese, determinante quand’era al massimo della forma. L’azzurro è rimasto attaccato alla pelle di Nicola: «C’ero e non c’ero quel giorno in California. Un po’ emarginato, ma c’ero in finale: era fondamentale!», chiosa ridendo.

«Era un giorno caldissimo», prosegue, «si giocava ad orari stupidi. Sarebbe stato molto meglio giocare in Europa».

L’ha guardata la Nazionale di Lippi?

«Certo che l’ho guardata. Ho visto tutte le partite. E vado pure a Berlino!»

Come le è sembrato il gioco?

«Non è che ha fatto delle robe... però è straordinario che all’ultimo minuto, sempre con Grosso, sia con l’Australia che con la Germania, sia arrivata l’azione decisiva».

Per questi Mondiali pensavamo, vista la sua verve, di vederla da qualche parte, in televisione, a fare da commentatore...

«Purtroppo non mi hanno voluto. Peggio per loro!» Una risata omerica accompagna la considerazione. «Però l’Italia è una passione e io, ci mancherebbe altro, farò un tifo sfrenato e, come le ho detto, la seguirò. Pensi che la mia compagna è francese...». Peraltro Berti è da poco divenuto padre: suo figlio ha tre mesi. «Ho la preoccupazione che i francesi, se avranno vinto, e noi come squadra li soffriamo, ci romperanno un po’ le scatole. Non ho timori comunque per la pace domestica: non sarà turbata. Noi siamo tifosi passionali, ma la bellezza delle persone sportive è di saper stare insieme: io con la maglia italiana e la mia compagna con quella di Zidane».

Zidane, qui sta l’aspro busillis...

«Sarà molto dura, è vero, Zidane è forte ed è un bravo ragazzo. Però anche noi abbiamo dei bravi ragazzi. A proposito Cannavaro è il n. 1 al mondo e io al 100% andrò allo stadio vestendo una maglia con il numero di Fabio. Lui è un giocatore che sa creare un’emozione straordinaria. Non è facile che vi riesca uno che di ruolo fa il difensore. Di solito è un attaccante o un centrocampista a generare questo entusiasmo. Invece a lui riesce. Probabilmente tornerà all’Inter».

Quale la chiave di volta affinché l’Italia batta la Francia?

«Che Gattuso si mangi Zidane e buona notte. E sarà l’ultima partita della vita di Zidane. Sicuramente, perché lui è una persona coerente».

E che cosa fa oggi Nicola Berti, oltre a seguire le sorti della Nazionale?

«Mi diverto e vado a tirare calci al lampione».

Impagabile e ondivago Berti, come quel giorno che, rapito dall’imprevedibilità, si fece beffe con un dribbling e una progressione profonda di un’intera squadra teutonica. L’auspicio è che per la Francia calcistica l’Italia sappia essere, domenica, altrettanto devastante e, pur nella linearità di gioco, indecifrabile. Con la colonna sonora dagli spalti del tifo di Nick.

*** *** ***

Nicola ha sbagliato la previsione sui calci di rigore. L’Italia ha vinto proprio grazie ai penalties risultando infallibile dagli undici metri e il tiro finale e fatale per les coqs è stato segnato proprio da Grosso, già decisivo in altre circostanze.

Cannavaro si è confermato quale miglior difensore del mondo, con l’ennesima esaltante prestazione, e quel “bravo ragazzo” di Zidane per una volta – ah, Zizou, ti hanno visto milioni di bambini nel mondo... – s’è congedato dal calcio con una testata al petto di Materazzi: bruttissimo gesto, neanche un’eventuale provocazione verbale potendo giustificarne l’atto.

E Italia campione del mondo campione del mondo campione del mondo campione del mondo!!!

 

Alberto Figliolia

(per 'l Gazetin d'estate 2006)


 
 
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