Il deputato radicale Marco Beltrandi (foto) ha depositato il 13 luglio scorso una proposta di legge che prevede l’accorpamento dei comuni con una popolazione inferiore ai 5.000 abitanti. L'iniziativa – sicuramente più 'matura' e più 'realistica' (non richiede, ad es., una legge costituzionale) di quella concernente l'abolizione della province, per lo più agitata propagandisticamente – suscita il vivo interesse di Tellusfolio che da tempo caldeggia l'assunzione di questo indirizzo. Evidenti, infatti, gli immediati benefici effetti in termini di efficienza/efficacia (ma anche di democrazia!) e l'effetto domino per quanto riguarda superamento di comunità montane, Bim e chincaglieria la più varia e obsoleta. L'augurio è pertanto che la proposta venga sottoscritta da parlamentari di tutti gli schieramenti e venga sollecitamente calendarizzata per un dibattito e la conseguente decisione, non più rinviabili. Per parte nostra, in accompagnamento, riapriamo un sondaggio che già in passato, e in qualsivoglia tipo di 'clima', ha sempre fornito un orientamento chiaro e deciso.
Di seguito la dichiarazione del proponente, rilasciata il giorno della presentazione.
La proposta di legge vuole essere il primo passo di un progetto più ampio che mira a ridisegnare la struttura amministrativa degli enti locali, adeguandola ai mutamenti sociali ed urbanistici avvenuti in questi decenni, ridisegnando un ambito demografico ottimale che permetta ai cittadini di fruire di migliori servizi e al contempo permetta allo Stato considerevoli risparmi.
I tagli previsti nella manovra mi hanno convinto ad anticipare la presentazione della proposta di legge. Come si sente dire spesso, dietro un problema si nasconde un’opportunità. Il problema è la necessità per lo Stato di risparmiare, l’opportunità da cogliere immediatamente è l’accorpamento dei comuni.
Oggi i comuni con 5 mila abitanti rappresentano il 72% di quelli italiani ed in essi ci vive solo il 19% della popolazione. Una fusione dei piccoli comuni permetterebbe dei risparmi notevoli e darebbe l’opportunità alle nuove aggregazioni di comuni di offrire una qualità di servizi superiori che oggi non possono permettersi. Mi chiedo a cosa serve e che qualità di servizi può offrire ai cittadini un comune con soli 33 abitanti? Per non parlare dei casi di conflitti di interesse: quante illegalità esistono nei consigli comunali e nelle giunte dei piccoli comuni, quando ci si trova a discutere di piano regolatore ed è quasi impossibile che non ci siano dei vincoli di parentela tra consiglieri e cittadini con interessi legati allo sfruttamento del territorio.
Un piano di razionalizzazione è ormai in atto da diversi anni in vari Paesi europei, credo che sia giunto il momento anche per l’Italia. Approfittiamo della crisi anche per modernizzare l’Italia.
Marco Beltrandi
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