Ogni anno da quel ormai lontano 1987, a luglio, si risvegliano dirompenti le forti emozioni vissute durante quel drammatico evento dell’alluvione, in tutti noi Valtellinesi e in particolare in coloro che in prima persona hanno subito la prepotenza del nubifragio sulla propria pelle e nelle proprie case.
Anch’io porto ancora i segni e credo li porterò per tutta la vita, come del resto i miei familiari, di quell’evento che ha cambiato per sempre il nostro cammino. È giusto ricordare, anche se il dolore riaffiora, soprattutto per le nuove generazioni, affinché almeno i nostri figli divengano fedeli custodi della montagna, che noi tutti, nonostante tutto, amiamo.
VALTELLINA, ALLUVIONE 1987
Rotoli di luce
ammantano il cielo
ma gli occhi di quel 18 luglio 1987
piangono ancora scrosci di fiume.
La montagna ora tace
ma nel cuore ancora scoppia l’assordante
ribollire del fango,
nella mente si annidano
zampilli di fuoco.
Non v’è pace tra le schiere
di quei condannati
custodi di un tradimento
che ancora brucia.
Paola Mara De Maestri