Molti giovani cubani, per ignoranza del pericolo, hanno cercato di seguire la strada del cielo, nascosti nella carlinga di un aereo, per scappare dall’isola
Tutti noi che abbiamo viaggiato almeno una volta nella vita a bordo di un aereo sappiamo che la temperatura esterna raggiunge i 50 gradi Celsius. Comodamente seduti nei nostri posti non pensiamo che solo pochi centimetri di fusoliera ci separano da una temperatura mortale. La carlinga, invece, non è pressurizzata e non è possibile viaggiare al suo interno senza andare incontro a una fine orribile. Nonostante tutto, molti giovani cubani disperati, nel corso degli anni hanno scelto questa strada per scappare dall’isola e cercare di cambiare il corso della loro vita.
L’ultima vittima di questa folle scelta è Adonis Guerrero Barrios, 23 anni, residente all’Avana nel municipio Boyeros, zona vicina all’aeroporto José Martí. Il suo corpo privo di vita è arrivato martedì scorso all’aeroporto madrileno di Barajas, a bordo di un Airbus 340 Iberia. La rivista-blog Café Fuerte ha pubblicato una cronologia di simili fughe destinate al fallimento dal giugno 1969 a oggi. Sono stati undici i cubani a tentare la sorte e soltanto due sono sopravissuti. Nel dicembre 2002, un giovane di 20 anni, non si sa come, è riuscito ad arrivare vivo in Canada dopo un volo L’Avana–Montreal, nascosto nella carlinga di un DC-10 della Cubana de Aviación. Non si è mai saputo il nome, ma ha raccontato di essersi salvato per aver viaggiato aggrappato a un tubo del riscaldamento che gli ha prodotto una buona fonte di calore. Il volo durava solo quattro ore, mentre dall’Avana a Madrid sono 9 ore di viaggio ed è più difficile superare le avversità climatiche. L’altro sopravvissuto si chiama Armando Socarrás, 17 anni, detto l’Uomo Miracolo, per aver superato indenne la traversata atlantica fino a Madrid nella carlinga di un DC-8 Iberia. Il suo compagno di fuga, Jorge Pérez Blanco, 19 anni, non ce la fece. Forse è proprio la notorietà raggiunta da Socarrás che porta ancora oggi alcuni giovani cubani a pensare che esistano buone probabilità di riuscita nella disperata impresa.
In un articolo intitolato “Sopravvivere in cielo”, pubblicato sul portale argentino Planeta Sedna, si afferma che la spiegazione scientifica del caso Socarrás è che si sia verificato un raro caso di ibernazione umana. Infatti, a tremila metri di altezza comincia a mancare l’ossigeno necessario per la vita. Inoltre la temperatura scende in maniera notevole e il ritmo metabolico ne soffre. Si pensa che Socarrás sia arrivato a congelarsi, sopravvivendo in condizioni impossibili, limitando il consumo di ossigeno. Un altro problema importante è la mancanza di spazio sufficiente per ospitare un corpo umano, infatti il giovane Adonis è giunto a destinazione schiacciato nelle zone della testa e del torace. Inoltre la pressione atmosferica diventa molto forte e rende complicata la sopravvivenza. Meglio dimenticarsi del miracolo di Socarrás. Non è facile ripeterlo. Per quanto dure siano le condizioni di vita a Cuba, il dono della vita è troppo grande per essere sprecato nel tentativo di compiere imprese impossibili. Le probabilità di sopravvivere in una simile situazione sono le stesse di una roulette russa.
Gordiano Lupi