Secondo il sottosegretario Carlo Giovanardi, evocare la liberalizzazione della droga crea danni, per cui bisognerebbe smetterne di parlarne.
Lo ha dichiarato in un'intervista al quotidiano La Stampa di oggi 15 luglio. A man forte di questa sua opinione porta i successi di questi giorni in materia di sequestri fatti dalla polizia italiana congiuntamente a quella americana, olandese e spagnola.
Le dichiarazioni del sottosegretario con delega alle droghe, a nostro avviso, eludono un problema: le brillanti operazioni di polizia sono routine quotidiana che va avanti da decenni ed emozionarsi -come fa Giovanardi- perché questo sarebbe l'antidoto contro tutto ciò che la droga illegale provoca nel privato e nel pubblico, ci sembra un po' ingenuo. Noi non abbiamo un'impostazione ideologica sulla materia, ma pragmatica, cioè di causa ed effetto, per cui ai quotidiani successi delle forze dell'ordine in tutto il mondo dedite al sequestro di droghe illegali, non ci entusiasmiamo perché, contemporaneamente, prendiamo atto che le coltivazioni di droghe illegali continuano e si moltiplicano, così come i trafficanti e gli spacciatori. E che, di conseguenza, uno dei massimi problemi di gestione della giustizia carceraria, è di far fronte alla percentuale predominate di rei (o presunti tali) connessi al mercato illegale delle droghe.
No, proprio non ci riesce entusiasmarci per questo metodo di combattere la delinquenza organizzata che gestisce i traffici delle droghe. Tolto un boss o trenta narcos messicani connessi alle nostre delinquenze nazionali, ne rispuntano altrettanti: la domanda c'è, il mercato legale non la può soddisfare ed ecco che i gestori dei mercati illegali si fanno avanti e si rinnovano in continuazione perché, all'alto rischio del loro negozio, corrisponde una sempre più alta remunerazione dei loro traffici. Si va avanti all'infinito, con Giovanardi che, oltre ai propri entusiasmi, cerca di convincere i consumatori con un po' di cantanti e svariati anatemi.
Il nostro approccio è quello che oggi ha un autorevole rappresentante nella Global Commission di Kofi Annan ed altri autorevoli esponenti della politica, dell'economia e della cultura.
E per dar man forte a questo approccio che invita a non perdurare in politiche che fino ad oggi hanno dato solo risultati negativi e peggiorativi della situazione, diamo il nostro contributo con un 'Notiziario quotidiano droghe' sul nostro web. E su questo quotidiano scriviamo quello che Carlo Giovanardi prefigura come un reato d'opinione: esprimendo idee e politiche diverse da quelle che lui considera giuste per la sua missione, saremmo complici dei narcos e dell'accettazione diffusa dell'illegalità di questo mercato. Invitiamo Giovanardi a mandarci la polizia, perché non abbiamo alcuna intenzione di demordere in merito; anzi: di fronte ad uscite come quelle del sottosegretario ci sentiamo ancor più motivati nel continuare e perfezionarci.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc