Dopo il caso delle firme false della Lista Formigoni, un Consiglio regionale della Lombardia sempre più “abusivo”?
È stato depositato ieri al Tribunale di Milano il ricorso presentato dai radicali contro l'elezione di Angelo Costanzo (Pd) a consigliere regionale della Lombardia. Nell'istanza, sottoscritta da Gianfranco Camero e curata dall'avv. Andrea Bullo del Foro di Milano, si chiede di annullare l'elezione del consigliere per ineleggibilità a norma della legge 154/1981 che lo prevede nel caso di candidati alle elezioni regionali che siano amministratori di enti controllati dalla Regione.
Tale causa di ineleggibilità viene meno se l'interessato si dimette dalla carica prima di candidarsi: nell'ultima tornata elettorale questo termine scadeva alle ore 12 del 27 febbraio 2010.
A tale data, però Costanzo era ancora membro del Consiglio di Amministrazione dell'ALER (Azienda Lombarda per l'Edilizia Residenziale) di Sondrio, ente dipendente dalla Regione, da cui si dimetterà soltanto il 30 aprile 2010, ben 61 giorni dopo il termine.
Nella lettera di dimissioni si legge testualmente che sono state presentate «a seguito dell’avvenuta elezione nel Consiglio regionale della Lombardia». Sarà egli stesso ad attestarlo alla Giunta delle elezioni (organo straordinario del Consiglio regionale che verifica la regolarità di quest'ultime), producendo la lettera di dimissioni consegnata al Presidente dell'ALER e protocollata, in pari data, anche al Comune di Sondrio (che lo aveva nominato); ed ad ulteriore conferma ci sono le conseguenti registrazioni effettuate dalla Camera di Commercio, a cui le dimissioni sono state comunicate il 28 maggio e pubblicate l’8 giugno 2010.
A fronte di questa autocertificata documentazione, prodotta in tempi non sospetti, il Servizio Legislativo del Consiglio regionale ha confermato la sussistenza della causa di ineleggibilità ma Costanzo, sentito personalmente dalla Giunta delle elezioni l’8 luglio 2010, ha prodotto una lettera di “dimissioni segrete” datata 10 febbraio 2010: dimenticata, diceva.
A “ricordargliela”, c’è voluto il Presidente dell’ALER di Sondrio, Gildo De Gianni, che gliela “riconsegnava” il 5 luglio 2010, affermando che la richiesta «di tenere riservata la notizia sino all'ufficializzazione della presentazione della candidatura» aveva portato ad un «disguido amministrativo» e pertanto prometteva una rettifica formale della data delle dimissioni, a tutt'oggi non avvenuta.
Risultato: la Giunta delle elezioni della Regione Lombardia ha poi votato all'unanimità (tutti d'accordo: PdL, Lega, Udc, Pd, Idv, SeL, Pensionati) la convalida di tutti gli eletti, successivamente ratificata dal Consiglio regionale, sempre all'unanimità risolvendo così brillantemente i casi controversi riguardanti non uno soltanto, ma due consiglieri regionali: Costanzo, del Pd, e Pozzi, del PdL. Il tutto alla faccia del parere integrativo del Servizio Legislativo, che preferiva astenersi pudicamente da qualsiasi considerazione di merito.
La contestazione che viene sollevata con questo ricorso, ben lontano dall'essere una mera questione formale, si fonda su un'istituto – quello appunto dell'ineleggibilità – che intende tutelare il principio di uguaglianza, evitando qualsiasi forma di captatio benevolentiae che possa incidere sulla regolarità del procedimento elettorale, escludendo dallo stesso soggetti che per la particolare posizione o incarico ricoperti potrebbero influenzare la volontà degli elettori.
La questione, venuta a conoscenza dei radicali solo recentemente, trae origine da una parallela e analoga vicenda che vede Paola Camillo, prima dei non eletti PdL a Como, contestare la validità della carica acquisita dal consigliere Giorgio Pozzi (PdL), per lo stesso motivo e con le stesse modalità di Costanzo.
Gianfranco Camero
p. radicali sondrio