“Non dare ascolto a me ma al logos”
Il dipinto di Massimo Angotti raccoglie gli originali ed intensi versi di Lorenza Franco con un’immagine di straordinaria potenza. La tensione vigorosa del busto sembra penetrare nuvole fitte, spinte da un impetuoso vento i cui vortici formano mulinelli ondosi d’aria, acqua, cielo, terra.
«…e lascio al vento i miei pensieri più puri» titola il dipinto e accompagna l’originale poesia dell’autrice. La plasticità del corpo potrebbe apparire ad un primo approccio, ossimorica al titolo, la tristezza invece, si traduce in nostalgia e da questa iniziale dis-connessione concettuale si connota la mestizia di Satana che segue la consapevolezza della sua insana lotta. Lorenza Franco è tesa ad ipotesi di etica scissa da qualsiasi dogma ed imbonimento che conformi l’uomo fin da bambino a dogmi indotti e vuoti.
«Se il nulla ci siam persi per strada/ mi sa che non ci siamo persi… niente/ divento al problema indifferente/ e lascio che il pensiero vada altrove».
Scolpite nella scrittura, forza, dolore, coraggio non offrono spazio ad inutili decadenze della coscienza e dell’intelligenza, donano invece la possibilità di un incontro nella reciprocità di un dialogo nuovo e di un’etica di convivenza che esclude l’eternità ma accoglie la pietas:
«Ma Orfeo ebbe pietà di Euridice
s’accorse in tempo del suo grave errore,
e si voltò… per non farla infelice»
I versi apparentemente irriverenti si snodano su piani paralleli, quello filosofico e quello poetico, ma quest’ultimo dialoga maggiormente con la parola e cattura l’ascolto, la lettura, la percezione del sentimento che veste la silloge dell’abito splendente di un mondo catartizzato da false ideologie.
Non per un’immortalità che ci veda giungere piagati da chiodi e croci ma per una vita che profumi di terra in una sceneggiatura consapevole e conoscitiva, Lorenza Franco ipotizza la serenità armonica di un creato, fatto dagli uomini a loro dimensione e rinnega la superstizione dogmatica. Essa miete stragi, consuma genocidi e “sfratti”, ammassa cumuli di “tristezza”, abbatte le tensioni vitali del corpo e dell’anima. «Scalzo, affamato, vestito di stracci/ Hitler ritorna a chiedere perdono/ a sei milioni di poveracci:/ ma da quei forni non esce alcun suono…/ Chieder perdono a chi ha la terra in bocca/ a chi dovè scontare la sua innocenza,/ ipocrisia può esser solo sciocca, paradossale vana incoerenza».
Lorenza Franco è traduttrice apprezzata dei lirici greci e si avverte nel testo come non solo la cultura sia abilmente veicolata senza presunzione di oscurantismo scrittorio (varie sono le note esplicative a fine pagina) ma anche come i suoi versi risuonino la pienezza delle sentire classico, la plasticità e serenità commisurate ad ideali alti ma sempre terreni, la conoscenza di se stessi e lo scandaglio delle proprie emozioni.
Allo spaesamento contemporaneo la poetessa, ferma nel suo sentire, suggerisce: «…L’uomo, deluso dalla trascendenza, dell’universo il silenzio non tema,/ sappia affrontare il presente problema:/ fissar le norme della convivenza».
Molti avranno conosciuto la poetessa, io ho letto la data di nascita; non è giovane e la potenza dell’affermazione nella sua parola mi convince ancora di più di essermi avvicinata, e di questo la ringrazio, ad una posizione della mente e del cuore che «lascia grandi tracce e che non passa», anzi si fa più forte nel tempo, risuona nelle vette della sua Valtellina dove la vita come le montagne sottolinea l’esistenza ne «lo spirito vitale che percorre/ ogni essere vivente ed ogni cosa,/ rispetta la natura e la soccorre/ in pelli bianche, rosse, nero o rosa».
Patrizia Garofalo
Nata a Milano nel 1932, Lorenza Franco ha trascorso infanzia e giovinezza in Valtellina. Apprezzata traduttrice dei lirici greci, dell’epigrammista Pallada, di Costantino Kavafis e, da ultimo, di Shakespeare e Spencer, ha ottenuto con le sue “traduzioni infedeli” apprezzamenti sia dalla stampa che da numerosi estimatori e uomini di cultura fra cui l’italianista Ezio Raimondi che così scrive: «Una sapienza letteraria meditata, consapevole, laboriosa».
Poetessa dalle indiscutibili capacità espressive, la sua produzione in controtendenza, rispetto alla poesia contemporanea, si caratterizza per un radicale anticonformismo e per una grande libertà di pensiero, come testimonia questa raccolta. Il suo impegno in favore della parola poetica le è valso il premio letterario “Ernest Rosenthal” nel 2000.
Vive tra Sondrio e Milano nello storico quartiere di Brera.
Lorenza Franco
La tristezza di Satana
Edizioni Nuove Scritture, pagg. 48, € 10,00