Abituati a leggere i bollettini medici al contrario e a non fidarci delle diagnosi benigne, non è passata inosservata la convalescenza di Hugo Chávez nel nostro pese. Anche con lui, come fecero a suo tempo con Fidel Castro, hanno cercato di dissipare tutte le preoccupazioni e non sono stati resi pubblici i dettagli sulla malattia. Il segreto in merito all’operazione chirurgica praticata sul presidente venezuelano, fa pensare che ci stanno nascondendo qualche informazione. Come in quella estate di quattro anni fa, manca la chiarezza, perché gli scarni comunicati ufficiali cercano soltanto di distrarre l’attenzione delle persone. Pare di rivivere la paranoia di quei giorni in cui calò una vera e propria cortina di silenzio sulle condizioni di salute di una persona anziana, sul fatto che un dirigente potesse continuare o meno a guidare la “sua truppa”.
La convalescenza di Chávez presenta per noi anche altre implicazioni. Mette in evidenza la fragilità dell’uomo, il lato umanamente vulnerabile che si nasconde sotto la giacca rossa. Per questo motivo la dipendenza economica che unisce Piazza della Rivoluzione a Palazzo Miraflores, da alcune settimane sembra meno solida. Le previsioni a lungo termine sono state modificate inserendo una variabile prima trascurata: neppure l’altro comandante sarà eterno. Si diffonde il panico tra i grassi burocrati, tra i funzionari che fondano il potere sui sussidi che arrivano da Caracas e tra gli impresari che rivendono parte dei centomila barili giornalieri di petrolio inviati dal nostro “nuovo Cremlino”. Queste persone trattengono il fiato in attesa che quanto prima Chávez torni a firmare accordi, a parlare davanti a telecamere e microfoni, a governare a colpi di decreti presidenziali.
Anche se la stringata nota pubblicata sui mezzi di comunicazione ufficiali ha cercato di fermare le speculazioni sulle condizioni attuali di Hugo Chávez, in realtà è servito solo a incentivarle. Noto una certa malsana morbosità, un gusto per il pettegolezzo gratuito in tutte queste chiacchiere che si diffondono per le nostre strade. Non è colpa soltanto della nostra natura estroversa e impertinente, quanto del silenzio che per troppo tempo ha circondato la questione. Quando un argomento, qualunque esso sia, diventa un tabù per l’opinione pubblica, allora niente è più affascinante che mormorare e inventare particolari sul tema proibito. Per cinquant’anni ci hanno fatto credere che eravamo governati da una persona che non sapeva cosa fossero le malattie, il dolore e la stanchezza. Quando la bolla di sapone dell’“invulnerabilità” del Comandante in Capo è svanita davanti ai nostri occhi, siamo diventati scettici di fronte alle notizie sulla salute di chi ci governa. Per questo motivo anche Chávez è oggetto della stessa incredulità e le sue condizioni di salute sono al centro dei nostri discorsi. È il modo personale che abbiamo trovato per renderci conto che lui - come Fidel Castro -, paragonato con il tempo della storia, è un personaggio mortale, effimero e passeggero.
Yoani Sánchez
Traduzione di Gordiano Lupi
Nota: La vignetta di Omar Santana mostra Hugo Chávez sdraiato in un letto di ospedale cubano, intento a studiare frasi dal contenuto rivoluzionario scritte da Evo Morales Ayma.