La vicenda della commercializzazione della cosiddetta pillola dei 5 giorni dopo sta assumendo toni grotteschi. Se già il ritardo con cui l’Aifa stava trattando la pratica con evidenti intenti di rallentamenti dovuti alle contrarietà etiche dei detrattori della contraccezione d’emergenza non bastava, ora il parere del Css e la previsione di un test di gravidanza da effettuare per impedire che il contraccettivo rischi di diventare abortivo rischia di scivolare nel ridicolo.
Al Consiglio Superiore della Sanità hanno mai letto i foglietti illustrativi dei farmaci, con e senza prescrizione medica? Si sono mai accorti che praticamente quasi tutti sono sconsigliati in gravidanza? E allora quando sarà chiesto per un farmaco da banco quale l’aspirina ad esempio di presentarsi in farmacia con un test di gravidanza?
Ora siccome il parere del Css non è vincolante l’unica cosa seria da fare sarebbe ignorarlo, e contestualmente fare ciò su cui l’Aifa era chiamata: stabilire prezzo e rimborsabilità.
Donatella Poretti