Il piatto è servito: come dessert, il duo ministeriale Tremonti-Gelmini ha offerto un sostanzioso taglio (se mai ce ne fosse stato bisogno!) alla scuola pubblica: il taglio, tout court, delle prime e seconde classi dei corsi serali. Leggiamo meglio: non un “ridimensionamento” di classi poco numerose e, dunque, costose per l’“azienda scuola”; bensì un vero e proprio colpo di machete da taglialegna inesperti quali sono. Senza neppure verificare se, dove e quanto, hanno deciso di chiudere le prime classi, lasciando ancora in vita (in attesa di autoestinzione) le classi del triennio. Il che significa che il prossimo anno spariranno le terze, poi le quarte, per concludere il ciclo con la morte naturale. Naturale mica tanto: da tempo il progetto di chiusura dei corsi serali (chiamati anche “scuole per lavoratori”) era oggetto di intenso dimensionamento per ordine del ministero, ma mai era accaduto che, senza discussione tra le parti (i sindacati, gli operatori della scuola: signor ministro, esistono ancora!) mai era accaduto, si diceva, che dall’alto arrivasse una mazzata così totale e totalizzante.
Non siamo mai abbastanza preparati al peggio, nella scuola; soprattutto negli ultimi tempi di tagli e risparmi sulla pelle dei più deboli. In questo caso, i più colpiti saranno studenti che, per varie ragioni (economiche, familiari o personali) non avevano potuto completare la propria istruzione superiore nei tempi regolari e solo in età adulta hanno deciso di riprendere gli studi, ritenendo a ragione che il dettato costituzionale sia valido per tutti. Senza perderci in dissertazioni sulla differenza tra “diritto allo studio” e “diritto all’istruzione” (entrambi peraltro garantiti dall’art. 34 della nostra Costituzione, nonché dall’articolo 10 dello Statuto dei lavoratori), ci pare chiaro che il taglio indiscriminato abbattutosi negli ultimi giorni sulle scuole serali non può rispondere ad altra logica se non a quella del risparmio ad ogni costo. Anche a costo di andare contro i diritti garantiti. E per questa ragione l’operato del/dei ministeri responsabili della mattanza è al di fuori della norma giuridica, giacché impedisce ad una fascia di studenti abbastanza numerosa di “istruirsi” oltre l’obbligo dei primi otto anni; impedisce loro, cioè, l’uguaglianza dei diritti tra cittadini.
C’è da precisare che i corsi serali per il raggiungimento del diploma quinquennale sono regolari corsi che vengono ridotti di poche ore curricolari rispetto ai corsi diurni, e questo allo scopo di favorire la frequenza in ore serali per quanti lavorano durante il giorno; l’utenza è dunque costituita da persone che hanno deciso di migliorare la loro vita, le loro possibilità; di dotarsi degli stessi strumenti culturali che la scuola offre agli “altri”. Persone che con impegno, con fatica, con fiducia hanno scelto di non pagare una scuola privata o un diplomificio per raggiungere un meritato traguardo. Ora, questo traguardo lo vedono più lontano. Fra poco sparirà del tutto. Con buona pace della politica dei tagli, e con grande gioia delle scuole private: interessi che troppo spesso, stranamente, coincidono.
Marina Moncelsi
(da R-esistiamo, 17/06/2011)