L’artista cinese Ai Weiwei, osteggiato dalle autorità governative del suo paese, prima condannato agli arresti domiciliari per via delle proteste (pacifiche) contro l’ordine di demolizione del suo studio e poi arrestato il 2 aprile scorso, non ha fatto in tempo a vedere installato il suo monumentale Circle of Animals/Zodiac Heads. La mega scultura itinerante, inaugurata il 2 maggio al Central Park di New York e il 12 maggio, in una versione similare, alla Somerset House di Londra, si ispira alla fontana-orologio del XVIII secolo situata nel Vecchio Palazzo d’Estate di Pechino, composta dalle teste di animali dello zodiaco cinese. Le dodici sculture bronzee di Ai Weiwei, realizzate in scala gigante, pesano 350 chili ognuna per circa tre metri di altezza.
Di lui, attivissimo dissidente, trapelano ancora rare notizie: il Governo cinese non fa sapere dove sia detenuto, nonostante le forti pressioni esercitate dalla comunità culturale internazionale che si è espressa a sostegno di Ai Weiwei e contro le misure restrittive che il governo cinese ha varato contro di lui, a causa del suo impegno sul fronte dei diritti umani.
Il 15 maggio 2011 l'artista è stato autorizzato a vedere la moglie Lu Qiong, che è stata condotta nella località segreta di detenzione del marito. Il colloquio, come ha reso noto l'avvocato dell'artista, è servito anche a rassicurare l'opinione pubblica mondiale sulle sue condizioni che, in base a quanto riportato dalla moglie, non ha subito percosse o torture fisiche ed è in buono stato di salute.
Dal suo arresto circola una petizione online al ministro della Cultura cinese Cai Wu, sottoscritta fra gli altri dai principali musei del mondo - MoMA, Tate, Guggenheim -, che sottolinea la palese violazione dei dettati fondamentali della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
La Cina contesta il fatto che Ai Weiwei venga trattato come “un eroe” invece che come un “presunto colpevole”, che “sarà punito a norma di legge”. Per quale reato? Non è dato sapere…
Ma come mai non si parla della questione Ai Weiwei? La verità? Probabilmente la solita: non urtare lo strategico nonché potentissimo partner commerciale. Tace quella parte del mondo che, affermando innanzitutto una logica economica e politica, riesce a farla prevalere sulle altre.
Di fronte a questo assordante vuoto istituzionale, l’artista Giuseppe Stampone ha elaborato un proprio personale messaggio: saluta Ai Weiwei con una installazione a Venezia, sull’isola della Giudecca.
Bye Bye Ai Weiwei è una grande scritta retroilluminata posta di fronte alla facciata di un ex convento palladiano, una delle più celebri architetture che si affaccia sulla laguna, su San Marco e le Zattere. Stampone sceglie questo luogo come uno spazio preservato dal tempo, come l’immagine assoluta di un equilibrio e di una razionalità estetica tanto rigorosa, quanto poetica.
Speriamo che il rassegnato Bye Bye Ai Weiwei non diventi un ultimo, terribile saluto.
Gli scopi della petizione sono di esprimere la preoccupazione nel vedere minacciati i diritti e la libertà di espressione in Cina e auspicare l'immediata liberazione dell'artista.
Qui si può sottoscrivere l’appello della Solomon R. Guggenheim Foundation.
Alessandra Borsetti Venier