Ieri mattina si è svolta su Facebook una valutazione serena ed informale con alcuni radicali milanesi sulla questione della Fede e del potere, ma più precisamente del legame fra denaro e religione: non si è trattato di un gioco delle parti dove ci si metteva un abito previsto da una regia occulta, che aveva un determinato fine. Ad esempio l'esaltazione di un'ideologia: il loro liberismo e il socialismo biblico a cui personalmente faccio riferimento. O ancora l'incasellamento dei “buoni” e dei “cattivi”. Ognuno di noi ha le sue capacità critiche e altri non ne hanno proprio. Per convenienza, necessità o stoltezza.
Pleonastico dare per scontato la mia posizione di stima nei confronti delle battaglie radicali per i diritti umani: mi riferisco oggi allo sciopero della fame di Marco Pannella per la situazione disumana delle carceri italiane. Più esplicitamente per sollecitare un provvedimento di amnistia contro il sovraffollamento delle carceri. Non ho bisogno di scomodare un prete come Don Gallo per dire la mia. Mi sono iscritto per ben due volte al Circolo Enzo Tortora, anche per le tematiche delle carceri a seguito dei digiuni di Pannella, così come contro la pena di morte inflitta ad un cattolico come Tareq Aziz.
Il confronto è nato oggi semplicemente da una foto che proponeva un manifesto gigante affisso dallo sponsor Swarovski sul Duomo della metropoli.
Il loro segretario cittadino si domandava “Ma non si erano mica lamentati per l'albero di natale di Tiffany perché in un periodo di crisi era ostentare troppo? Swarovski no, vero?”. Francesco Poiré non si ricorda solamente delle prese di posizione dei prelati della curia, tanti anni fa, contro le vetrine d'oro e dorate della Rinascente. Ora nemmeno quelle sono più milanesi ma divorate dalla globalizzazione selvaggia. Le tigri asiatiche hanno insomma il loro mordente.
C’è anche da dire che Swarovski è molto abile in fatto di comunicazione.
Pubblicava in occasione della festa ebraica delle luci megapaginoni di pubblicità su Il Giornale e non solo.
Ma veniamo al centro della questione sulle quali si è abbozzato il ragionamento, nella sua parte conclusiva. I prossimi festeggiamenti dell'Editto di Milano.
L'ex sindaca ci teneva parecchio ai quei festeggiamenti, non conoscendo la storia o meglio interpretandola come un esempio di tolleranza religiosa. Il ciellino Formigoni immagino abbia impartito lunghe lezioni private di storia antica.
Colgo quindi l'occasione per riprendere un articolo stimolante apparso sul web e condividerlo. Scusate la citazione in latinorum dell’autore. Nessuno è perfetto.
Buona lettura.
Maurizio Benazzi