C’è una Milano, in questi giorni, che perfino io non riconosco. La Milano che avevo nella memoria e che ho nel cuore. La Milano che sembrava scomparsa e che invece è tornata prepotente alla ribalta. Piccole storie, grandissimi segnali.
Piazzale Buozzi, chiosco di Giannasi, sette della sera: c’è una fila di persone che vogliono comprare il pollo allo spiedo e c’è una coppia ben vestita che salta la fila; la signora che protesta per l’usurpazione viene messa a tacere con arroganza e dal fondo una voce dice: “Non importa, signora, si vede che quei due sono incazzati perché non hanno votato Pisapia”.
Scrive sul suo blog elettorale Fabrizio Ravelli, storia firma di Repubblica: «Al di là dei programmi, delle chances di vittoria, dei contatti con gli elettori, c’è un piccolo effetto che Giuliano Pisapia può rivendicare. La sua calma ha contagiato una bella fetta di Milano, città che in questi anni s’è fatta via via sempre più rancorosa e scortese. Forse anche di questo avevano bisogno i milanesi che l’hanno votato, di sentirsi forti senza rabbia. Prima o poi, il pollo arriva».
E quello che mi ha raccontato Carlo? Siamo al Pam di via Olona, la solita fretta della spesa, e però stavolta succede quello che non succedeva mai:
– E allora, è pronto a tornare a votare domenica prossima?
– Sì, certo, e lo sto dicendo anche a tutti: c’è un’atmosfera meravigliosa, in questa città.
Lei si chiama Veronica, è la cassiera del supermercato. Carlo faceva la spesa da dieci anni in quel supermercato e non aveva mai scambiato una parola con la cassiera.
So che non trovate materiale nelle nostre sedi. So anche perché, però… Ieri abbiamo rifornito tutti ma in due ore tutto il materiale – braccialetti, borse, magliette, girandole, volantini – consegnato è andato esaurito. Stiamo lavorando, tranquilli: vedrete che ce la facciamo a colorare di arancione la città.
Ecco, queste sono le cose che succedono…
Giuliano Pisapia
(da L'Avvenire dei Lavoratori, newsletter 28 maggio 2011)