Un'opera di bellezza straziante, divorante, di assoluta modernità. Quando l'amore muta in orrore: crudo, duro, cupo, insostenibile. Cappa di dolore, nera possessione. Gelosia e onore. Dalla Grecia arcaica alla contemporaneità; dalla storia alla cronaca.
Medea, la matricida. Figura tragica. Donna libera? Ribelle, certo, al suo destino di offesa e umiliata. Artefice di un'azione inconsulta. Icona e iconoclasta. L'oscurità di sentimenti primordiali, compreso l'odio irrazionale eppur calcolato, dentro/oltre la luce astratta/bruciante dell'archetipo materno. Medea, capolavoro di poesia.
Pamela Villoresi (foto) è una Medea perfetta, nella sua veste rosso sangue, i piedi nudi sul palco scabro, di curve scavato, uno scudo a campeggiare enorme e aereo, nella Grecia di duemilaquattrocento e più anni fa, abbacinata dallo stesso tragico sole che ci ruota intorno oggi, qui e ora. Le sue grida, ragionamenti, parole disperate non hanno tempo.
“Medea – si è scritto in proposito – è la prima donna a mettere in discussione i rapporti tra uomo e donna, evidenziando una situazione di forza, contestando l’esistente, aprendo un contenzioso e lasciando intravedere nuove possibilità. Medea è per questo uno dei più estremi e affascinanti personaggi della tragedia classica e moderna in quanto, prima di tutte, non agisce spinta da un impulso erotico o sentimentale, ma per rispondere a una ingiustizia. Le modalità del suo atto trascendono ogni consuetudine. In Medea l’azione tragica coincide con la sua stessa rovina poiché, mentre punisce il padre dei suoi figli, colpisce con uguale violenza se stessa: pur riconoscendo l’impatto del suo agire, lo persegue con determinazione e lucida consapevolezza”.
Giasone (David Sebasti), l'eroe leggendario, il conquistatore del Vello d'oro, il capo degli Argonauti, il vessillo della “civiltà” nelle terre barbare. Giasone, il beffardo potere maschile. Giasone il vanesio, con l'arrivismo che cancella ogni senso di opportunità, gratitudine e affetto. Giasone, moscio e nel contempo prepotente, sarà punito in maniera selvaggia. Giasone, che vuol sposare Glauce, figlia di Creonte, per divenire, un giorno, re. Giasone rivestito di abiti da dandy dell'era moderna, come gli altri personaggi: Creonte (Renato Campese), re di Corinto in nero; Egeo (Maurizio Panici), di passaggio e di bianco addobbato. Lei, Medea, la dominatrice della scena, indossa vesti antiche, di atemporale essenzialità.
“Medea è anche una storia tremenda che le cronache recenti continuano a raccontarci suscitando orrore per un atto così orribile: ancora una volta la lezione dei classici ci fa riflettere sul nostro essere uomini di questo tempo, con l’immutata fragilità di sempre, e ci invita a partecipare al percorso doloroso della protagonista, percorrendo con lei tutta la gamma delle passioni e l’orrore per il suo gesto così spaventoso e definitivo”.
Come detto, superba è l'interpretazione della Villoresi che mostra ed esplicita tutto il devastante tormento interiore che brucia e cannibalizza Medea, il feroce orgoglio che spinge l'intelletto a una vendetta perfetta nei confronti dell'uomo che l'ha abbandonata, la spietata solitudine che la conduce alla scelta estrema, irragionevole del delitto della prole (i figli non compaiono mai, seppur sempre evocati prima e dopo il gesto omicida).
Tutto accade nel silenzio divino. L'essere umano è solo e protagonista del proprio implacabile destino.
Alberto Figliolia
Medea di Euripide. Teatro Carcano di Milano, corso di Porta Romana 63, Milano (www.teatrocarcano.com). Sino a domenica 15 maggio 2011. Traduzione e adattamento: Michele Di Martino e Maurizio Panici. Progetto scenico: Michele Ciacciofera (elaborazione di Giorgio Gori). Costumi: Michele Ciacciofera. Musiche: Luciano Vavolo. Regia: Maurizio Panici.
Orari: da martedì a sabato ore 20:30; domenica ore 15:30. Durata 1 ora e 20 minuti.
Prezzi € 34,00/25,00. Info e prenotazioni: tel. 02 55181377/62.
Prenotazioni on-line: www.vivaticket.it; www.ticketone.it; www.happyticket.it; www.greenticket.it.