Poco tempo fa il governo cubano ha considerato concluso il processo di scarcerazione dei prigionieri politici iniziato nel maggio dello scorso anno, con la mediazione della Chiesa Cattolica. Ma in realtà tutto continua come prima, perché «la fabbrica di prigionieri politici a Cuba non ha chiuso i battenti».
Sono parole di padre José Conrado della Parrocchia di Santa Teresita a Santiago de Cuba, che ho avuto la fortuna di incontrare un anno fa a Piombino per intervistarlo su temi cubani legati ai diritti umani.
Sono molti i blogger e i giornalisti indipendenti che quotidianamente vengono arrestati e imprigionati. La macchina delle minacce e della repressione non accenna ad arrestarsi, visto che - come durante la Primavera Nera del 2003 - ci sono 109 cause in corso per processare in maniera sommaria oppositori e membri della società civile.
Come ha scritto Yoani Sánchez, fino a quando Cuba non accetterà la libera espressione del pensiero, arresti e intimidazioni continueranno e non sarà possibile parlare di un reale cambiamento.
Gordiano Lupi