“A chi non sa. A chi sa e ama ricordare la storia della nostra Unità”. Con questa dedica si apre il libro Addio, mia bella, addio… di Anna Lanzetta, pubblicato da Morgana Edizioni, dedicato alla ricorrenza dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia.
Un libro per ricordare ciò che siamo stati e capire, a maggior ragione, ciò che siamo oggi. Non uno sguardo nostalgico al passato, ma il racconto di una vicenda rivoluzionaria voluta e vissuta da quegli italiani che, sebbene divisi territorialmente, erano uniti dall’intento comune di porre fine a un’anomalia secolare: mettere insieme vari regni in nome di una “unità nazionale”.
Il testo offre una conoscenza inusuale della Storia, più rispondente alla sensibilità dell’uomo contemporaneo che si sente sempre più attratto da forme espressive diverse ma interattive: attraverso immagini, parole e musica invita a rileggere diversamente - per chi già li conosce - i meccanismi della storia con i forti legami che si realizzarono tra le arti, oppure - per chi ancora non sa - e vuole conoscere le radici della nostra “unità”.
Uno strumento perché ognuno possa riattivare a modo proprio un rapporto nuovo e affettivo con il Risorgimento, per ciò che ha rappresentato e per ciò che deve rappresentare. Uno strumento dedicato in modo particolare ai più giovani, perché possano coglierne i valori educativi e comprendere il passaggio fondamentale dall’essere stati sudditi all’essere diventati cittadini, liberi e uniti.
Il libro coglie il rapporto di osmosi tra cultura e società grazie ai linguaggi espressivi che, sebbene diversi, si unirono in un comune obiettivo educativo. In tal senso, presenta il Risorgimento come “rinascita” dell’individuo e di un popolo. E il Risorgimento fu un movimento di popolo, che sull’onda della riscoperta dell’identità nazionale, portò all’unificazione dell’Italia - attraverso una storia collettiva e non solo attraverso una somma di microstorie separate -, fino alla proclamazione della sua indipendenza, che oggi siamo chiamati a custodire e a tramandare, insieme al ricordo di quanti pagarono a prezzo della propria vita, i quali restano esempi di dignità, di onore e di eroismo.
Anna Lanzetta ci propone una lettura che evidenzia fortemente l’interazione tra le arti che mai, come nel Risorgimento, furono coese. Infatti, un quadro di storia si può leggere come una pagina letteraria, basta decodificarne gli elementi connotativi. In tal senso, la pittura, come mostrano le immagini del libro, racconta la storia di un popolo vissuta sia nei momenti più salienti ed eroici, sia nella quotidianità. In tal senso, il contributo dei Macchiaioli al Risorgimento fu fondamentale. Alcuni di essi come i fratelli Domenico e Gerolamo Induno, Odoardo Borrani, Michele Cammarano, Ippolito Caffi, Giovanni Fattori, Sivestro Lega, Telemaco Signorini, parteciparono attivamente alle battaglie, rappresentandole nelle fasi in cui si svolgevano, seguendo gli appunti presi durante il combattimento. Così il pittore-soldato divenne fotografo e cronista, e l’arte documento oltre che testimonianza epocale.
Il sentimento di “Amor patrio”, filo conduttore del libro, è esaltato attraverso la lettura di momenti di storia medioevale come “La presa di Parga”, “I Lombardi alla prima crociata”, “La battaglia di Legnano” e “I Vespri siciliani”, perché attuali nel contesto storico coevo e li rappresenta o attraverso la pittura di storia di artisti come Francesco Hayez, Amos Cassioli, Carlo Arienti, Domenico Morelli, Stefano Ussi, o attraverso la poesia come riflessione nel suo importante ruolo storico e educativo, come scrive Giosuè Carducci: …il poeta non è servo dei potenti ma un fabbro che forgia sull’incudine le memorie patrie; è colui che deve formare la coscienza civile dei cittadini, sollecitare, sull’esempio degli antichi, imprese eroiche e accendere gli animi agli ideali patriottici.
Anche Garibaldi amava la poesia e in versi espresse il suo culto e la sua ammirazione per la città di Roma. Nel libro si ricorda l’“Inno di Garibaldi” che accompagnò le sue imprese, scritto dal poeta Luigi Mercantini e musicato da Alessio Oliviero. Così recita l’inizio:
Si scopron le tombe, si levano i morti, / i martiri nostri son tutti risorti! / Le spade nel pugno, gli allori alle chiome, / la fiamma ed il nome-d’Italia nel cor! / Corriamo! Corriamo! Su, giovani schiere! / Su al vento per tutto le nostre bandiere! / Su tutti col ferro, su tutti col fuoco, / su tutti col foco d’Italia nel cor! / Va’ fuori d’Italia, va’ fuori ch’è l’ora, / va’ fuori d’Italia, va’ fuori o straniero…
L’“Amor patrio” è esaltato anche attraverso il Melodramma da maestri come Verdi, Bellini e altri musicisti. Era l’11 febbraio 1843, quando al Teatro alla Scala di Milano, ci fu la prima rappresentazione dell’opera “I Lombardi alla Prima Crociata”, di Giuseppe Verdi, dramma lirico in quattro atti, su libretto di Temistocle Solera. L’opera che si ispira al poema in versi I Lombardi alla prima crociata di Tommaso Grossi narra le avventure del nobile Gufiero, della sorella Giselda amata dal feroce Saladino e del loro padre Arvino, assassinato per errore dal fratello rivale in amore. Il pubblico si immedesimò nei crociati che lottavano per liberare Gerusalemme, soprattutto quando il Coro esprimeva la volontà del popolo anelante il riscatto. L’opera ebbe un successo unico e il perché è facilmente spiegabile: essa esaltava, nel grande affresco della crociata, le vicende dei protagonisti, intrise di cospirazioni, assassini politici, invocazioni alla libertà, esortazioni contro la tirannide, invocazione a Dio, elemento fondante della causa risorgimentale.
Addio, mia bella, addio… è dedicato in modo particolare all’attenzione di insegnanti e studenti. Infatti può essere anche un modulo per concludere un ciclo di studi e una lettura per discutere e compararsi attraverso il rapporto costante tra i vari linguaggi espressivi.
Adatto a ogni livello di apprendimento, è un mezzo per entrare, attraverso il linguaggio storico-letterario e artistico-musicale, nello spirito del Risorgimento e cogliere il ruolo in esso svolto dalla cultura, l’unica, capace di interpretare e rappresentare i bisogni dell’individuo e della società, l’unica in grado di formare e di educare le coscienze. La cultura che, oggi più che mai, deve essere l’ariete che apre verso un futuro più coraggioso, l’energia per un nuovo progetto di impegno civile e politico.
Cosa ci dà la Storia? Ciò che gli uomini hanno compiuto: i sentimenti che hanno accompagnato le loro deliberazioni e i loro progetti, i discorsi con cui hanno fatto o hanno tentato di far prevalere le loro passioni e altre volontà, con cui hanno espresso la loro collera, effusa la loro tristezza…
Così recitava Manzoni parlando della Storia, come “continuità” e “identità”.
Addio, mia bella, addio… è – così conclude il suo libro Anna Lanzetta – «un omaggio alla nostra Italia, che non invecchierà mai nei suoi valori, oggi attuali come un tempo, se l’impegno di tutti noi sarà quello di proteggerla e di tramandarne integra la memoria. Questo è il senso della Storia, quale noi la intendiamo: storia come appartenenza, amica del ricordo, guida delle coscienze».
Alessandra Borsetti Venier
Cenni biografici dell’autrice
Anna Lanzetta è nata a S. Leucio del Sannio (BN). Si è laureata in Lettere presso l’Università degli studi di Salerno. Insegnante di ruolo a Firenze fino al 2002, si occupa di progetti inerenti le problematiche giovanili. Ha curato presso l’ITIS “A. Meucci” di Firenze un ciclo di conferenze per insegnanti e studenti con l’emerito Prof. Carlo Sisi e corsi di scrittura creativa per il Quartiere 3 di Firenze. Per l’Istituto Comprensivo di San Marcello Pistoiese, ha realizzato nel 2008-’09 l’esperienza di scrittura creativa: Il racconto gotico.
Con Morgana Edizioni ha pubblicato Sapere per creare e un suo racconto è presente nell’antologia Magis, entrambi del 2008.
Addio, mia bella addio...
La storia del Risorgimento tra parole, immagini e musica
pagine 80, formato cm 17 x 24, prezzo Euro 10,00
ISBN 88-89033-47-9
www.morganaedizioni.it