– Rita Bernardini, deputata radicale eletta nelle liste del Pd; diciamo la verità, dalla vostra operazione trasparenza sulle Camere viene fuori che il parlamentare è il più bel mestiere del mondo.
«Mettiamo subito in chiaro una cosa. Come Radicali pensiamo che a deputati e senatori debbano essere dati tutti i mezzi. Anche spendendo di più di ora».
– Cos'altro potremmo pagare agli eletti oltre al chirurgo plastico?
«No, servono strumenti che mettano i parlamentari in grado di fare meglio il loro lavoro. Molte più banche dati, mezzi per approfondire e garantire la trasparenza. Questi sono strumenti che mancano».
– E invece garantiamo, a vita, cure private per le vene varicose. Forse anche questa è democrazia...
«Se vogliamo è una follia anche dare a ogni deputato un ufficio. Ci costa novemila euro al mese per ogni eletto».
– Siete contrari all'assicurazione sanitaria per i parlamentari?
«Ce l'hanno tantissimi cittadini, non vedo perché i deputati non se la possano pagare di tasca propria. Non capisco perché questa spesa debba per forza fare gravare sul bilancio della Camera, che potrebbe essere impiegato meglio. Con quelle risorse si potrebbe, ad esempio, garantire la trasparenza dei lavori di commissione, che sono sconosciuti. Si potrebbe dare ai cittadini la possibilità di comunicare con gli eletti e fargli conoscere tutti gli aspetti della vita parlamentare. Quando nacque Radio Radicale facevamo le dirette di nascosto proprio perché ritenevamo importante che i cittadini conoscessero, non solo la decisione finale, ma anche il dibattito che ha portato a prendere quella decisione».
– Che accoglienza ha avuto l'operazione «Parlamento WikiLeaks». I colleghi le hanno tolto il saluto?
«Tutto sommato no. Di ostilità da parte della base dei deputati non ne ho incontrata. Anzi, prevalgono gli apprezzamenti. Ma quando abbiamo cominciato con l'operazione trasparenza a fare uscire i fornitori e i consulenti, la cosa ha dato molto fastidio ai questori della Camera e, ancora di più all'amministrazione. Tanto che hanno cambiato le regole in senso peggiorativo».
– Meno trasparenti?
«Sì. Fino a quando nessuno aveva chiesto queste informazioni non si erano posti il problema. Ora è più difficile anche per noi deputati. Anche sulle spese non ci è stata data una risposta completa. Ad esempio manca la spesa per la chirurgia plastica».
Antonio Signorini
(da Il Giornale, 12 aprile 2011)