L'ultimo appuntamento jazz della rassegna del Quadrato Magico vede protagonista all'Auditorium Sant'Antonio di Morbegno un gruppo creato per l'occasione. Con il nome di Mokambo Quintet si presentano cinque musicisti di nazionalità ed estrazione piuttosto diverse, accomunati dal piacere di suonare e dal rispetto reciproco. Una sezione ritmica sud-americana, Alfredo Paixao al basso elettrico, Julio Barreto alla batteria e Gilson Silveira alle percussioni, viene contrapposta a due musicisti europei, Jorge Pardo al flauto e al sax alto, e Mirko Signorile al pianoforte. Come in tutti i gruppi improvvisati i difetti sono evidenti: non c'è, e probabilmente non si sarà mai, un repertorio di originals. I tempi degli assoli sono dilatati, per fortuna non in maniera eccessiva. Il ricorso agli standards non sempre è felice, come nel caso della non memorabile canzone di Pino Daniele. Scontati questi contrappesi, peraltro alcuni inevitabili, la serata però ha preso una direzione di leggerezza e divertimento, suffragata dalla ottima tecnica individuale dei singoli e dal palese gusto di suonare insieme.
Il concerto è vissuto sullo scontro apparentemente insanabile tra una sezione ritmica latina e due solisti europei, in particolare sul ruolo del pianista italiano Mirko Signorile, troppo cool e di scuola eurocolta per adattarsi ad un pianismo caraibico, ma stimolante e profondo quanto basta per rendere conciliabile l'incontro con le percussioni. Anche Pardo specialmente con l'alto dal suono acuto e privo di vibrato ha mantenuto un profilo strettamente jazzistico senza scendere a compromessi con una facile visceralità ritmica. Il cubano Barreto si è dimostrato solido e quadrato quanto il brasiliano Silveira è apparso vario e fantasioso. Qualche momento di facile appagamento del pubblico non ha impedito però anche passaggi di estrema bellezza. Su tutti uno splendido solo di Signorile di stampo classico contemporaneo poi stemperato in un magnifico duetto con il flauto sulle note di “Round Midnight” di Thelonious Monk. Bis richiesto a gran voce da un pubblico caldo e discretamente numeroso, ed accontentato con “Caravan” di Juan Tizol.
Due ore di musica forse non particolarmente profonda e personale ma caratterizzata da una buona cifra di souplesse e divertimento, degna conclusione della parte più jazzistica del programma di Quadrato Magico.
Roberto Dell'Ava