Sembra proprio che la Rai non sia la televisione di Stato ma una sorta di Stato nello Stato, che si detta le proprie leggi e decide come e se rispettare quelle dello Stato che si sobbarca, attraverso l'imposizione ai contribuenti dell'imposta/canone, l'onere di finanziarla.
La conferma l'abbiamo dal nuovo Contratto di servizio firmato proprio mercoledì da Rai e ministero dello Sviluppo economico. Vi si prevede di pubblicare su Internet gli stipendi dei dipendenti con modalità che saranno stabilite entro 90 giorni. A parte che ci crederemo solo quando vedremo questi dati, ci domandiamo perché ciò non sia accaduto fino ad oggi così come lo prevedevano i precedenti contratti di servizio.
È del 2008 una nostra denuncia alla Procura generale e alla Procura Regionale della Corte dei Conti per la mancata pubblicazione sul sito web della Rai dei nomi e relativi importi percepiti dai consulenti e professionisti esterni. E ancora oggi sul sito apposito predisposto dalla Rai per la pubblicazione di questi dati appare la scritta “Lavori in corso”.
È dello stesso anno una interrogazione in merito, da noi sollecitata, dei senatori Donatella Poretti e Marco Perduca, interrogazione a cui il ministero non ha mai fornito risposta.
Possibile che gli amministratori della tv di Stato debbano farla franca dopo aver così palesemente violato un contratto, violazione che prevede tra l'altro l'illegittimità dei relativi pagamenti?
Se uno di noi, possedendo un apparecchio tv, non paga l'imposta/canone, come minimo gli fanno il fermo amministrativo dell'auto, fino al sequestro della stessa se non ottempera. Ma la Rai è uno Stato nello Stato...
Qui il nostro canale web sul canone Rai
Vincenzo Donvito