«Paragonare i magistrati ai brigatisti è più di una scemenza storica: è un pugno nell'occhio ai parenti dei tanti magistrati uccisi dalle brigate rosse».
«È chi oggi si dichiara prigioniero politico e non vuole essere giudicato per i propri gravissimi reati comuni che ricorda, semmai, le brigate rosse di ieri».
«Paragoni a parte», prosegue il parlamentare del Pd, «finché saranno in vita i loro parenti, il presidente del Consiglio è vivamente pregato di non confondere militari e civili che hanno servito il proprio Paese fino a dare la vita, con chi, invece, ama così poco l'Italia e le istituzioni democratiche da farsene scudo ad ogni pie' sospinto per i porci comodi propri». (ANSA, 06/04/2010)