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Paolo Roversi. Milano criminale 
Recensione-intervista di Gordiano Lupi
25 Marzo 2011
 

Paolo Roversi

Milano Criminale. Il romanzo

Rizzoli, pagg. 430, € 18,90

 

È appena uscito in libreria Milano Criminale - Il romanzo, la storia di un’epoca e di una città che evoca le canzoni della mala di Ornella Vanoni, il poliziottesco di Castellari e Steno, il Tomas Milian visto in Milano odia: la polizia non può sparare di Umberto Lenzi, il Luc Merenda sopra le righe di Milano trema: la polizia vuole giustizia di Sergio Martino e pure le atmosfere di Milano violenta girato da Mario Caiano, interpreti Claudio Cassinelli e Vittorio Mezzogiorno.

Il romanzo racconta la grande epopea criminale degli anni Sessanta e Settanta, rievoca le atmosfere noir e i leggendari protagonisti di una Milano che ispirava registi e scrittori, ma che è esistita davvero. Il lettore si immedesimerà nelle avventure di Roberto Vandelli (il bandito del Giambellino), Nina (la compagna del capobanda, la donna più sexy di Milano), Antonio Santi (lo sbirro che non molla mai), il commissario Nicolosi (questurino vecchia scuola), Carla (passione e idealismo), Umberto Carminati (deus ex machina della grande rapina di via Osoppo), Pino Catalano (dell’Ufficio Politico, il nemico degli anarchici), Leandro Lampis (il solista del mitra, detto il ladro gentiluomo), Chantal (una che oggi chiameremmo escort), Pietro Cavalieri (il bandito dai denti di lupo, re della rapina tris), René Bellini (il Marsigliese, esponente della malavita in guanti bianchi), Achille Piazza (nemico del crimine ma a modo suo), Giorgio Castelli (il leader della contestazione studentesca), Mario Basile (giornalista de La Notte, memoria storica della città) e il Molosso (il più formidabile dispensatore di filosofia criminale del V raggio). L’elenco dei protagonisti ci fa capire che si tratta di una serie di personaggi pescati dalla realtà, nascosti dietro pseudonimi per avere maggiore libertà di azione. Un romanzo realistico, dunque, ambientato negli anni del boom economico, dell’uomo sulla luna, delle grandi passioni politiche, ma anche delle rapine efferate a banche e furgoni portavalori. Un romanzo che racconta come i vecchi film degli anni Settanta una Milano in preda a una guerra tra malavita e polizia, dove le sparatorie a volto scoperto erano all’ordine del giorno. Milano criminale ripercorre il mito di una malavita romantica che ama la bella vita, il denaro, il lusso, che possiede vestiti firmati e frequenta le donne più belle. Paolo Roversi, reduce da buoni successi di pubblico e di critica con Mursia, pubblica Milano criminale con Rizzoli. Siamo andati a trovarlo per fargli alcune domande.

 

Come sei arrivato a Rizzoli?

Direi con la gavetta. Ho esordito nel 2006 e dopo sei romanzi con editori piccoli o medi (Stampa Alternativa, Mursia, Edizioni Ambiente e Kowalski) un giorno di novembre del 2009 mi è arrivata la telefonata dall’editor della narrativa italiana Rizzoli.

Si tratta di un passaggio definitivo, oppure tornerai alla tua vecchia casa editrice?

Non so ancora. La mia idea è di tenere la serie di Radeschi tutta insieme, e infatti entro la fine dell’anno anche il primo romanzo, Blue Tango - originariamente pubblicato da Stampa Alternativa – verrà ristampato per Mursia.

Gli eroi di Milano criminale sono presi dalla vita reale?

Sì, sono proprio i protagonisti di quegli anni anche se ho cambiato i nomi per esigenze narrative. Volevo sentirmi libero di farli parlare e agire come più mi piaceva. Ciò nonostante il novanta per cento degli episodi che racconto, dalla rapina di via Osoppo del 1958, alla “spaccata” in Montenapoleone del 1964, alla rapina di San Valentino del 1972 sono autentici.

Il lettore deve pensare di leggere un romanzo o un reportage nel mondo della mala milanese?

Un romanzo. La cosa stupefacente è che in quegli anni sono accaduti eventi tanto incredibili che la storia secondo me era già scritta e aspettava solo di essere raccontata.

Quanto pesa l’eredità di Scerbanenco sul tuo lavoro?

Moltissimo e infatti Scerbanenco è anche uno dei personaggi del romanzo. Io ho imparato ad amare Milano e a scrivere gialli da lui che li ambientava proprio in quel periodo storico.

E il poliziottesco?

Durante la stesura di questo romanzo, oltre a sfogliare giornali e riviste dell’epoca, ho riguardato moltissimi film per assaporare il gusto di quegli anni. Più che i poliziotteschi (che comunque ho visto con piacere) sono stati due i film che più mi hanno ispirato: Banditi a Milano di Lizzani e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Petri. Protagonista di entrambe le pellicole un grandissimo Gian Maria Volonté.

 

Paolo Roversi non deluderà gli amanti delle storie nere e neppure gli appassionati di un cinema che fa venire a mente piccole sale di seconda visione affollate di ragazzini.

 

Gordiano Lupi


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