Pubblichiamo di seguito gli interventi di Emma Bonino in Senato, e di Matteo Mecacci alla Camera, nelle sedute del 23 e 24 marzo, nell’ambito del dibattito sulle informative del Governo sul conflitto in Libia.
Signor Presidente, colleghi, noi radicali abbiamo già espresso venerdì, nel corso del dibattito delle Commissioni riunite, la posizione per la quale vogliamo che il nostro Paese sia pienamente impegnato nell'applicazione della risoluzione n. 1973, nei suoi limiti ma anche nella sua interezza. Sicché oggi nel dibattito in corso, nei minuti che ho a disposizione, desidero soffermarmi su due aspetti che mi pare ci vedano ancora distanti, signor Ministro e signori del Governo.
Il primo è la sospensione formale del Trattato. Non condivido, signor Ministro, neanche la tesi per la quale la non sospensione formale consentirebbe all'Italia, una volta passata la bufera, di avere una posizione di maggiore preminenza nei rapporti con il nuovo Governo libico; penso esattamente il contrario. Penso che solamente un segno di discontinuità formale con il passato regime possa forse farci sperare, con il passare del tempo e con una politica diversa, di riacquisire, agli occhi del popolo libico e del nuovo Governo, quella credibilità che invece siamo andati perdendo, di errore in errore, negli ultimi anni, ma anche - a mio avviso - da prima. Per questo la risoluzione che presentiamo insiste perché il Governo assuma tutte le iniziative necessarie in base alle convenzioni internazionali per la sospensione formale del Trattato, dovuta alla violazione dell'articolo 6 del Trattato stesso da parte del Governo libico, da parte del regime di Gheddafi.
La seconda questione riguarda la Corte penale internazionale. Piaccia o no, Gheddafi, come altri Capi di Stato - penso per esempio ad Al Bashir - sono oggi sotto la lente della Corte penale internazionale. Il nostro Paese, che pure è stato dieci anni fa il più grande sostenitore e promotore della Corte penale internazionale, in dieci anni non ha recepito nel nostro ordinamento nazionale gli atti previsti dallo statuto della Corte. Per farla breve: se passassero da queste parti Al Bashir o Gheddafi, il nostro Paese non li potrebbe neppure arrestare. Può far piacere, ma è illegale. Dopo nove anni, chiediamo al Governo un impegno, perché sappiamo bene che il disegno di legge è già uscito dai vari Ministeri ed è fermo da quel dì, forse non a caso, alla Presidenza del Consiglio.
Vengo ora alla questione degli sfollati, che dovremmo smettere di chiamare clandestini, così ci capiamo, e facciamo capire anche alla gente. (Applausi dai Gruppi PD e IdV). Non stiamo parlando dell'invasione biblica evocata da Maroni di un milione di persone, ma di 15.000 sfollati; se un grande Paese come l'Italia non riesce a gestire un'emergenza di 15.000 persone, c'è da chiedersi di quale Paese stiamo parlando.
ASCIUTTI (PdL) – Li mandiamo a casa tua!
BONINO (PD). Dico semplicemente che chi fugge dalle bombe... (Commenti del senatore Asciutti). Questo Paese è un grande Paese legalitario e vicino alla legalità internazionale! Di questo dobbiamo andare orgogliosi, e non di allarmismi che non si verificano neppure!
Infine, signori Ministri, voglio che sia chiaro che il blocco militare serve a impedire le forniture a Gheddafi e non a bloccare gli sfollati che scappano dalla guerra e dalle bombe. (Applausi dai Gruppi PD e IdV). Vorrei che questo fosse chiaro, e per le ambiguità che esistono nella risoluzione della maggioranza non credo che la voteremo. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).
MECACCI (PD)
Signor ministro degli Esteri,
per un minimo di decenza dovrebbe dimettersi!
Signor Presidente, non ho davvero il tempo di commentare improbabili scenari, davvero improbabili scenari geopolitici descritti dal presidente Cicchitto. Tuttavia, al presidente Cicchitto voglio dire che in Francia il Ministro degli esteri che andava a braccetto con Ben Alì è stato costretto alle dimissioni.
Lei, presidente Cicchitto, dovrebbe ricordare quello che ha dichiarato il nostro Ministro degli affari esteri il 17 gennaio, tre giorni dopo la cacciata di Ben Ali: Gheddafi sta cercando una via tra un sistema parlamentare, che non è quello che abbiamo in testa noi, e uno in cui la sfogatoio della base popolare non esisteva, come in Tunisia. Ogni settimana Gheddafi va lì e ascolta. Per me sono segnali positivi. Ministro Frattini, in un Paese normale, dopo dichiarazioni del genere e dopo quello che è accaduto, ci si e dimette e si risponde al Parlamento per moralità politica.
Lei oggi parla di regime di Gheddafi, lei non ha compreso - come non hanno compreso in tante Cancellerie europee, ma qualcun altro lo ha compreso - che le rivolte del mondo arabo non sono solo rivolte contro quei dittatori, contro i Mubarak, contro i Ben Ali, contro i Gheddafi, ma sono anche rivolte contro la vostra realpolitik di sostegno ai dittatori (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori) per fermare l'immigrazione clandestina, per proteggere la società europea dalle minacce che non conoscete. Non comprendete che le esigenze di libertà sono valori universali che non potete fermare né con le armi, né con il sostegno ai dittatori.
Ministro, c'è una celebre scena del telefilm Happy days in cui Fonzie, dopo aver fatto un grave errore, non riesce ad ammettere davanti allo specchio nel suo ufficio di avere sb... di aver sb... di aver sbagliato. Lei Ministro ha sbagliato e ha sbagliato il suo Governo. Si dimetta e sarà un bene per l'Italia! (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
(dallo stenografico dei lavori parlamentari
ripresi da Notizie Radicali, 25 marzo 2011)