Roma (NEV) – «Sono gravemente e negativamente sorpresa dai toni del Documento “Famiglia e procreazione umana” pubblicato il 6 giugno dal Pontificio consiglio per la famiglia. Le posizioni della Chiesa cattolica su temi come la famiglia, l'aborto, le coppie di fatto sono ampiamente noti e, in sé, il documento non dice assolutamente nulla di nuovo. In questo senso, ribadendo tesi quotidianamente espresse dal Papa, è un documento puramente pleonastico». Questa la reazione della pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola valdese all'ultima pubblicazione vaticana. E continua: «Quanto ai toni, invece, il documento segna una svolta grave e preoccupante: dopo aver descritto in termini apocalittici e catastrofici quella visione “puramente individualistica dell'uomo e della donna” che inciterebbe “al superamento della famiglia”, il testo denuncia i movimenti femministi, una vita coniugale “volutamente sterile”, “l'eclissi di ogni riferimento a Dio nella visione predominante sulla procreazione responsabile”, l'apologia “della famiglia monoparentale, ricostituita, omosessuale, lesbica”. Infine il testo, associando l'aborto all'infanticidio, invoca una pena per chi lo pratichi».
«Come credente evangelica rilevo che questo documento manca d'amore, è privo di ogni sguardo fraterno su chi soffre, su chi vive situazioni difficili e drammatiche. Non denuncia i pregiudizi e le violenze che in tante parti del mondo si compiono contro gli omosessuali o le ragazze madri; non dice nulla sulle violenze che si consumano anche all'interno di famiglie apparentemente rispettabili. Il documento, al contrario, giudica, condanna, invoca nuove leggi e pene più severe. Dov'è, in tutto questo, l'amore di Dio? Dov'è il rispetto laico per lo sforzo dei legislatori di garantire valori fondamentali da una parte e la pluralità delle visioni etiche e morali dall'altra? Viviamo in società secolarizzate nelle quali le chiese farebbero bene a testimoniare visibilmente il primato dell'amore di Dio che non si esprime solo nella famiglia e nella procreazione. L'Evangelo ci chiama a rinnovare tutti i nostri rapporti, a viverli tutti nella libertà da una parte e nella responsabilità e coscienza del dono della vita dall'altra.
«Sarebbe una grande testimonianza che le chiese potrebbero rendere ecumenicamente».
(da Ecumenici “Leonhard Ragaz”, 01/07/2006)