Perché le decisioni prese sull'onda dell'emotività dovrebbero essere per forza irrazionali? L'intelligenza emotiva può invece costituire un eccezionale propulsore per quella cognitiva, stimolando riflessioni altrimenti ingabbiate nel perimetro del conformismo, delle soluzioni in apparenza necessarie e sufficienti.
Sul nucleare il nostro governo ha siglato un piano di cooperazione internazionale per progettare e costruire centrali di terza generazione, che in teoria sono più sicure di quelle che stanno terribilmente segnando il presente (e forse il futuro) del Giappone. Di terremoti del nono grado della sala Richter, da noi, non se ne sono verificati a memoria di sismografo. Però è anche vero che in Italia basta un quinto grado per radere al suolo intere città e che la natura geofisica del territorio non offre abbastanza garanzie di stabilità. Riguardo la serietà ed il senso di responsabilità con cui realizziamo le grandi opere pubbliche, rimando alle recenti cronache sulle “p-ennesime” cricche di illeciti interessati che spesso si alleano con le grandi organizzazioni malavitose, comunque presenti. Siamo il paese che non è in grado di gestire un centro per il trattamento dei rifiuti, figurarsi una centrale nucleare...
È vero, abbiamo ottimi fisici ed ingegneri e da noi si è formato ed ha lavorato il premio nobel Carlo Rubbia - oggi però riconvertito alle energie alternative ed operante in Spagna. Ma perché allora non smetto di immaginarmi un cinico Signor Burns, con meno idee dell'originale ed una tessera di partito in tasca, alla guida di un impianto dove sono occupati tanti Homer Simpson? Forse perché questa è stata ed è la nostra realtà. Be', allora non vale la pena rischiare. Qui non si tratta (solo) di far nascere cavolfiori avvelenati e mungere latte alla diossina, ma di giocare una partita che ha inevitabili costi esterni (dove le smaltiremmo le scorie e dove stiamo smaltendo quello delle vecchie centrali?) e, soprattutto, rischi troppo elevati per puntare alla roulette la rarissima combinazione di una buona gestione italiana. Credo che sull'onda emotiva di Chernobyl fu presa una decisione più che razionale e, nel dramma nipponico, spero che tale effetto si ripeta anche oggi.
Marco Lombardi